Dopo lo “strappo” al rialzo di lunedì (+8,2%) anche ieri Mediaset ha chiuso in rialzo mentre il mercato chiudeva la giornata in negativo (-1,15%). Le ragioni di questa performance sono facilmente rintracciabile nei rumours che hanno ancora una volta interessato l’emittente televisiva. In particolare la newsletter settimanale francese “La Lettre d’Expansion” lunedì sosteneva che il gruppo francese Vivendi stesse “attivamente” esaminando l’acquisizione di Mediaset; il presidente di Vivendi Bollorè dovrà presentare al cda di del 12 maggio una lista di possibili acquisizioni. Il mercato, evidentemente, ci crede o, quantomeno, ritiene questa possibilità plausibile.

I rumours su Mediaset questa volta arrivano dalla Francia e presumibilmente da chi è vicino al possibile compratore; la voce sembra quindi in qualche modo più “di mercato” e meno viziata dalle mille vicissitudine a cui in Italia si associa normalmente la società televisiva fondata da Silvio Berlusconi. Il quadro però è più ampio.

Intanto anche un osservatore disinteressato avrà notato che la galassia Berlusconi è particolarmente attiva e in fermento. Senza ordini di priorità in queste settimane si è parlato di cessione del Milan, acquisto di Rcs libri da parte di Mondadori e offerta di Ei Towers su Rai Way. In pratica tutte le “società del gruppo” sono in qualche modo coinvolte in operazioni rilevanti e strategiche. In particolare si potrebbe leggere una volontà di rafforzare il business creando società più solide nel medio-lungo periodo: è vero per il Milan, che non brilla per campagna acquisiti, ma che potrebbe trovare un “patron” disposto a investire, per Mondadori, che occuperebbe una posizione di leader nel mercato italiano dei libri con evidenti conseguenze industriali su sinergie e margini, e per Ei Towers con Rai Way, con cui si creerebbe una società infrastrutturale monopolista nel mercato delle torri con rendimenti garantiti e stabiliti dalle authority. Non sarebbe quindi particolarmente fantasioso ipotizzare anche per Mediaset un salto in avanti.

Il secondo elemento è che nelle liste di possibili compratori che finiscono sui giornali spesso entrano nomi che non dovrebbero esserci o perché la volontà di comprare è più immaginata che reale o perché la preda è troppo grande per il compratore. In questo caso abbiamo una società, Vivendi, che sta dichiaratamente valutando acquisizioni e che a fine anno dovrebbe avere circa 10 miliardi di euro di cassa netta a fronte di una capitalizzazione di mercato di Mediaset di circa 5,5 miliardi. Il mercato italiano non è infine di certo nuovo per Vincent Bollorè.

Il terzo elemento è quello della posizione competitiva di Mediaset. La società è in un mercato che cala, anche per la debole economia italiana, e si confronta, senza avere il canone, con player internazionali (Sky) molto forti sulla parte più ricca del mercato come la pay per view. È vero che Mediaset premium si è aggiudicata l’esclusiva per la Champions League, ma la sfida finanziaria e industriale che pone un investimento da 700 milioni di euro (oltre a quello per la serie A) è decisamente complicata soprattutto contro un’offerta, quella di Sky, che su tutto il resta sembra comunque più competitiva.

Il mercato italiano probabilmente non può sostenere due operatori che si fanno la guerra a colpi di centinaia di milioni di euro e che poi per rientrare devono vendere abbonamenti e pubblicità. Rimane poi il fatto che Sky Italia è comunque parte di un gruppo globale molto più grande di Mediaset. I rumours di accordo tra Sky e Mediaset premium, con la prima che compra la seconda, sono proprio di questi giorni. Vivendi avrebbe la forza finanziaria per comprare tutta Mediaset e giocare da protagonista sul campo del settore media europeo creando un player continentale.

Si possono immaginare varie combinazioni in cui Vivendi acquisisca, per esempio, all’inizio solo una quota con Fininvest come partner, anche se la logica industriale prima che finanziaria vorrebbe che Vivendi prendesse tutto il controllo.

In ogni caso rimane un nodo da sciogliere. I rumours dicono che Sky vorrebbe comprare Mediaset premium, che probabilmente Mediaset non avrebbe la forza di sostenere contro Sky, e che Vivendi voglia invece comprare tutta Mediaset. Occorre quindi capire, sempre ammesso che come sembra ci siano i compratori, se c’è anche un venditore. La vera questione, quindi, è se Berlusconi voglia vendere e se tutto o una parte, anche se è chiaro che Mediaset senza pay per view sarebbe strutturalmente debole e costretta a competere per il più povero mercato free con la Rai con le sue decine di canali, il canone e la “politica” alle spalle.

Gli elementi finanziari e industriali per alimentare le ipotesi di cessione di Mediaset sembrano difficili da ignorare; gli esiti travalicherebbero sicuramente i ristrettissimi confini degli investitori.