Mercoledì il mondo dell’auto insieme a un buono numero di investitori attivi sulla borsa di Milano si è fermato per un paio d’ore per assistere alla presentazione in grande stile della nuova Alfa Romeo Giulia. Molti siti specializzati notavano come raramente un nuovo modello fosse stato preceduto da così tanta attesa; Fiat Chrysler Automobiles ha riposto tutte le proprie speranze, insieme a qualche miliardo di euro di investimenti, su Alfa per entrare nel ricco segmento premium dell’auto in cui ci si deve scontrare con una competizione che ha i nomi di Mercedes, Audi e Bmw. L’attesa è stata raramente così alta anche perché il rilancio di Alfa è stato per anni continuamente rimandato; rispetto a qualsiasi cosa sia stata fatta negli ultimi anni, quello che è successo mercoledì con la presentazione della Giulia implica almeno un paio di salti quantici. Questa volta Fiat fa sul serio sul rilancio e ha “mostrato i muscoli” alla concorrenza.



Bisognerrebbe a questo punto mettere nella giusta prospettiva la prima mossa di Fca nel rilancio di Alfa Romeo; non si tratta tanto di una discussione sulla bellezza o meno del nuovo modello. A questo proposito si può evidenziare un generale apprezzamento e forse anche molto ottimismo, ma i primi dati di vendita “veri” non arriveranno prima del primo trimestre 2016. L’enorme errore o equivoco in cui si può cadere è quello di approcciare la questione con gli occhi dei mercati finanziari o con quelli della stampa specializzata. Al mercato o ai giornalisti specializzati basta qualche giorno per metabolizzare un nuovo piano industriale o un nuovo modello e per decretarne, in un certo senso, perfino il successo. I tempi dell’industria, soprattutto di una pesante come quella dell’auto, sono però molto diversi.



Mettiamo anche che la Giulia sia un modello assolutamente azzeccato (ce lo auguriamo), mettiamo anche che possa all’inizio vendere bene o molto bene, rimane un divario competitivo da colmare enorme; e per colmare questo divario occorrono tanti modelli di successo per molti anni. C’è un’intera gamma di prodotti da riempire e ci sono preferenze e pregiudizi dei consumatori radicati, a torto o a ragione, da anni, se non da decenni. Tutto questo senza considerare che Mercedes, Audi e Bmw non sono arrivate a un sostanziale dominio del segmento premium per caso, che l’hanno costruito con un paio di decadi di buoni modelli e investimenti miliardari e che di certo non staranno ferme a guardare.



È per questo che probabilmente l’unico altro argomento che ha tenuto banco nel giorno della presentazione dell’Alfa Giulia è stata quello del consolidamento dell’auto e lo stesso Marchionne ha rilasciato un paio di dichiarazioni abbastanza interessanti. L’ad di Fca ha detto infatti di non stare parlando con fondi attivisti o altri azionisti di General Motors; questo in un certo senso non è vero perché la presentazione accorata fatta in conference call e gli appelli reiterati al consolidamento rivolti al mercato includono sicuramente e interpellano in prima persona proprio gli azionisti di GM al cui ad, secondo il Wall Street Journal, è arrivata una lettera in cui si dettagliavano i vantaggi di una fusione.

Marchionne ha poi dichiarato, a proposito di un piano di opa ostile su GM, che l’ostilità è continuare a gestire il settore senza considerare le esigenze degli azionisti e che “questa è la vera ostilità che bisogna sistemare”. Marchionne si è posto come l’interlocutore per eccellenza di chi nel settore auto voglia esplorare la possibilità di un ulteriore consolidamento; essere stato il primo a porre il problema e continuare senza sosta a insistere sul tema rendono ancora di più Marchionne il punto di riferimento, anche manageriale, per chiunque voglia affrontare il discorso. È stato poi lo stesso Marchionne a dichiarare che senza Chrysler non sarebbe stato possibile provare veramente a rilanciare il marchio Alfa.

Per vendere i modelli servono tanti miliardi, buone auto e una rete commerciale. Oggi il gruppo Fca può fare leva sul mercato americano, ma rimane in una posizione competitiva e finanziaria più debole di quella dei competitor che vuole sfidare. Il settore auto è molto complicato e lo scenario economico potrebbe anche regalare qualche shock negativo. Investire miliardi nel rilancio di Alfa Romeo presenta indubbiamente molte opportunità, ma anche molti rischi ed è per questo che probabilmente continua a rimanere di strettissima attualità, sicuramente secondo Marchionne, il tema del consolidamento. Neanche la nuova Giulia può farci accantonare e dimenticare questa realtà.