Ieri mattina l’edizione online del Financial Times ha rilanciato alcune dichiarazioni di Gervais Pellissier, vice amministratore delegato del gruppo telefonico francese Orange. In particolare, il manager ha detto davanti a un gruppo di giornalisti: “Nei prossimi cinque anni ci sarà un consolidamento tra paesi o intraeuropeo” e “i soggetti che operano su un singolo mercato o quasi su un singolo mercato potrebbero essere comprati da chi è più grande”. Tra un piccolo elenco di società che comprendeva Telecom Italia, Kpn e Belgacom, Pellissier aggiungeva che “sicuramente uno di questi potrebbe essere un obiettivo”.
Le dichiarazioni, che sono rimbalzate immediatamente tra gli investitori, non sembrano però aver sortito particolari effetti, perché l’azione Telecom ha chiuso la giornata con una performance sicuramente positiva ma non particolarmente eclatante (+0,43%). Ci si sarebbe potuti aspettare, in teoria, qualcosa di meglio.
Che il mercato “non ci creda” è un’ipotesi che non sembra reggere; sia perché le dichiarazioni questa volta arrivano direttamente da un top manager di un importante gruppo telecom europeo, sia, e soprattutto, perché Telecom Italia non solo non ha un azionariato di riferimento stabile, ma negli ultimi mesi ha visto passare di mano un pacchetto di maggioranza relativa dal gruppo spagnolo Telefonica a quello francese Vivendi; Telefonica, poi, ha fatto il suo ingresso nell’azionariato Telecom nell’autunno del 2013. I rumours di “coinvolgimento” di Telecom Italia in un processo di consolidamento europeo durano da tanti mesi ed è questa probabilmente la ragione di una reazione non particolarmente pronunciata. In sostanza il mercato ha cominciato a scommettere sul consolidamento di Telecom Italia già da molto tempo e la scommessa ha sicuramente già influito anche sui prezzi.
Vivendi avrà a brevissimo a disposizione l’8,3% di Telecom Italia rilevato da Telefonica dopo un processo particolarmente complicato. Già settimana scorsa rumour di un’ulteriore salita di Vivendi in Telecom Italia al 15% venivano affiancati a quelli di una cessione dell’8,3% da Vivendi a Orange. La parola “consolidamento” può essere spesso molto imprecisa; in questo caso sembra chiaro che il ruolo di Telecom sarà quello del consolidato e che si attende solo di sapere il nome del consolidatore o più propriamente compratore. Telecom Italia è da molti mesi una preda perfettamente disponibile e raggiungibile per chiunque per qualsiasi ragione volesse “intervenire”. È un caso più unico che raro nel panorama globale che l’ex monopolista proprietario di un asset strategico per il Paese sia lasciato in balia del “mercato”.
Il governo italiano sta tentando di lanciare un programma di investimenti in banda larga su cui si dovrà confrontare con un azionista estero che giustamente cercherà di tutelare i propri interessi e il proprio investimento, mentre la rete rimane saldamente in pancia a Telecom Italia. Abbandonato il sentimento di sconfitta per l’evoluzione che ha portato uno dei maggiori gruppi telecom europei a pedina di scambio di operatori continentali, ci si dovrebbe oggi porre il problema di come tutelare e difendere l’interesse del sistema-Paese che passa sulla rete telecom. Il tema è palesemente urgentissimo come ci viene ricordato dalle dichiarazioni del manager di Orange.
Le valutazioni sull’interesse del sistema-Paese che in Italia ci vergogniamo di fare in nome del “libero mercato” sono quelle che invece fanno tutti gli altri. Non si comprende dove inizi la mancanza di forza e idee dei governi nel perseguire una strategia di sviluppo industriale e dove finisca un certo pensiero amplificato dai grandi giornali secondo cui sul mercato ci sono sempre e solo investitori “puri”, tendenzialmente stranieri, che fanno sempre e comunque il bene; salvo poi accorgersi che a monopoli pubblici si sono sostituiti monopoli privati ancora più “miopi”, che ormai innumerevoli gioielli dell’industria del made in Italy sono stati venduti e comprati per diventare pezzi e alimentare altri gruppi al servizio di altri sistemi paesi, per non parlare poi di alcuni spiacevoli conseguenze come quelle che stanno vivendo i dipendenti della ex Indesit.
Da quello che si legge le ore per il “consolidamento” di Telecom Italia sembrano contate e data la situazione attuale insieme a Telecom “partirà” per altri lidi anche la rete che sicuramente sarà sviluppata nell’interesse prioritario del sistema-Paese italiano dal nuovo azionista magari francese. Certamente il “libero mercato” ringrazia e il primo ministro potrà raccontare di quanto è finanziariamente moderna l’Italia; una storia, quella del mercato libero di spaziare tra ogni settore e in qualunque modo, a cui si crede per davvero solo al di qua delle Alpi. Non sia mai che esca un articolo “cattivo” del FT o che qualcuno provi a dire che stiamo vendendo tutto. Il mercato, per la cronaca, è già al dopo-Telecom dalle parti delle popolari perché anche loro devono essere “consolidate”….
A proposito di libero mercato. Renzi dovrebbe leggere sempre tutto il Financial Times. In particolare, potrebbero essere interessanti gli articoli in cui si dava conto di un intervento del premier inglese Cameron presso alcune “figure senior della city” in cui le informava che voleva che BP rimanesse un campione nazionale e che si sarebbe opposto a un’offerta straniera (si parlava di Exxon). Qualcuno nella city ha protestato, ma i rumours sono finiti e la patria dei mercati finanziari si è tenuta il “campione nazionale”, così com’è come una Francia qualsiasi.