Nonostante l’assenza di Marchionne, impegnato nelle trattative con i sindacati americani, Fiat-Chrysler ha fatto parlare di sé al salone dell’auto di Francoforte. In particolare l’amministratore delegato di General Motors, Mary Barra, è dovuta ritornare sulla proposta di fusione che Marchionne le ha sottoposto a marzo, quando con una missiva l’ad di Fiat aveva deciso di mettere nero su bianco le ragioni industriali e finanziarie che avrebbero reso una fusione tra GM e Fca la miglior strategia di medio lungo periodo se non l’unica veramente efficace.
Ms. Barra ha detto che la fusione non è nel miglior interesse degli azionisti di GM e che non ci sono state ulteriori proposte da FCA; l’ad di GM ha continuato dicendo che la proposta di Marchionne è stata esaminata molto attentamente e in grandissimo dettaglio, ma che la valutazione negativa sta “risuonando” tra gli azionisti e ha aggiunto infine di avere relazioni molto forti con alcuni degli azionisti chiave di GM.
Le parole dell’ad sembrerebbe mettere la parola fine al tentativo di Marchionne che a questo punto risulterebbe perfino goffo e inopportuno; Marchionne insomma sarebbe stato respinto con perdite. Queste dichiarazioni, in realtà, meritano un’analisi meno superficiale. Intanto è chiaro che l’ad di General Motors difficilmente avrebbe potuto accogliere con entusiasmo una proposta che avrebbe con ogni probabilità condotto alle sue dimissioni; tanto più se Ms. Barra si è dichiarata contraria. Il primo ad del settore auto che ha posto con forza la questione di un ulteriore consolidamento è stato Marchionne, ed è sempre lui che ha creduto così tanto nel progetto da inviare una lettera direttamente all’ad di uno dei suoi principali concorrenti. Accogliere questa proposta o condividere questo disegno candida naturalmente Marchionne come ad del nuovo gruppo; è lui che ha visto prima di tutti gli altri e nessuno meglio di lui può interpretare a questo punto quel ruolo. In questo senso le dichiarazioni della Barra non sono una novità e sono sostanzialmente le stesse di marzo 2015.
Non dovrebbe neanche stupire che Marchionne abbia deciso di non ritentare dopo così pochi mesi. Insistere in questo caso non sembra una buona tattica per far cambiare idea, ma soprattutto l’obiettivo della lettera di marzo è stato con ogni probabilità quello di mettere sul tavolo una proposta e di farla entrare nell’orizzonte degli investitori e degli azionisti. La proposta d’altronde darebbe luogo a una rivoluzione nel settore auto per cui occorre tempo e che presuppone l’avveramento di molte condizioni e l’allineamento di diversi astri.
Soprattutto qualsiasi azionista attuale di GM oggi valuta le performance finanziarie e industriali del gruppo alla luce della proposta di Marchionne; qualsiasi azionista ha in mente le parole di Marchionne, conosce le ragioni della sua proposta e di fronte a qualsiasi delusione o di fronte a qualsiasi nuovo scivolone del settore si chiederà se, per caso, Marchionne non abbia davvero ragione e se non sia l’unico che abbia davvero la soluzione per ribaltare una performance magari deludente. Il tempo in questo caso, tanto più in caso di rallentamento economico, è per ora il migliore alleato di Fca. La performance di GM industriale e finanziaria, per la cronaca, non è affatto esaltante, soprattutto se confrontata con quella clamorosa della Fiat targata Marchionne.
Il punto più interessante è però un altro. La Barra è costretta a dire di “avere una relazione molto forte con alcuni azionisti chiave”; in teoria non ci sarebbe bisogno, in questa fase, di sottolineare questo aspetto. In realtà, invece, è chiaro che la partita di Marchionne non si gioca sul campo delle relazioni con Ms. Barra, che non potranno mai essere amichevoli, ma su quello dei rapporti con gli azionisti di GM che sono il vero interlocutore dell’ad di Fca. Marchionne deve convincere, e sta provando a convincere, i “padroni di GM” che la fusione con Fiat-Chrysler è non solo l’ipotesi che crea più valore, ma l’unica veramente possibile nel medio lungo periodo. Saranno loro che, una volta convinti, daranno l’assenso alla fusione.
Marchionne è impegnato oggi a quotare Ferrari, un altro fulgido esempio di creazione di valore da mostrare al mondo finanziario in un già ricchissimo album di operazioni di successo. Poi ci potrebbe essere qualche cessione (Magneti Marelli?) e poi l’assalto finale, quello vero, a GM con gli azionisti già adeguatamente preparati. A quel punto sapremo quanto forti sono le relazioni di Ms. Barra con i suoi azionisti.