Negli ultimi due giorni alcune società italiane hanno annunciato accordi di collaborazione e contratti con l’Iran per una cifra complessiva di circa 20 miliardi di dollari. In particolare, sono state coinvolte società che operano nel settore del gas e del petrolio (Saipem), in quello dell’acciaio (Danieli), mentre si attendono ulteriori buone notizie per società che operano nelle infrastrutture. Il “sistema Paese” italiano è stato uno dei primi a essere coinvolti dopo la fine delle sanzioni e per cifre decisamente rilevanti.

Dopo anni di gite commerciali di grande successo nei Paesi in via di sviluppo di molti nostri competitor europei fa una certa impressione ritrovarsi tra i primissimi della lista per contratti di questo importo; lo stereotipo dell’Italia Paese delle banche fallite, del debito pubblico fuori controllo e al massimo della pizza e del mandolino del turismo è un po’ più difficile da raccontare con convinzione granitica in queste ore.

Tra i motivi di questo successo c’è probabilmente una riconoscenza per il sistema italiano che non hai mai premuto contro la fine delle sanzioni e che ha contribuito a molte infrastrutture del Paese ancora prima della rivoluzione. Si deve però riconoscere che il sistema Paese italiano viene coinvolto perché è in grado di offrire il pacchetto completo per il settore del gas e del petrolio; i sistemi Paesi in grado di offrire il pacchetto completo con contenuti qualitativi di prima fascia si contano, forse, sulle dita di una mano; se si escludono gli Stati Uniti, per ovvi motivi, rimane davvero poca competizione.

Il “sistema Paese” italiano è in grado di offrire molto altro a un Paese che ha bisogno di rimettere in piedi la propria industria e le proprie infrastrutture; Danieli è sicuramente un’eccellenza italiana così come le società di costruzione. Nei prossimi giorni sentiremo e leggeremo di altri mega contratti per altre imprese di altri sistemi Paese. Ieri, per esempio, si è letto di un contratto per 114 aerei Airbus a cui si potrebbero aggiungere velivoli prodotti da Atr (una joint venture tra Airbus e Finmeccanica).

I contratti affidati all’“Italia” sono una conseguenza di alcune eccellenze industriali che possono essere offerte a un Paese che in questo momento, complici crisi e rallentamento globale, può permettersi di scegliere quello che vuole senza dovere scegliere per forza il prezzo più basso. Senza due decenni di svendita l’Italia avrebbe potuto offrire molto di più all’Iran. Per esempio, l’Italia, a differenza di vent’anni fa, non è più un sistema Paese in grado di offrire un pacchetto completo di treni e segnalamento. Ma il conto dei settori persi per strada anche in anni recentissimi è piuttosto lungo.

I contratti multi-miliardari vinti in Iran, che daranno tanto lavoro a tanti italiani, dimostrano quanto siano strategiche certe competenze industriali di frontiera e non replicabili e dimostrano anche perché alcuni sistemi Paesi siano stati disponibili a pagare premi e prezzi molto ricchi rispetto alle quotazioni di mercato pur di portare a casa per sempre quelle competenze non replicabili. Non erano “regali” e non eravamo noi quelli particolarmente furbi a vendere.