Se il Sì al referendum fosse un’azione quotata, nelle ultime settimane avremmo assistito prima a una sospensione al rialzo e poi a due rialzi consecutivi immediatamente prima delle votazioni. Se il Sì al referendum fosse una squadra di calcio allora parleremmo di osservatori che vedono una squadra molto più “in palla” di quello che si pensasse, prima della partita della domenica. Le quote per il Sì di alcuni dei maggiori siti di scommesse inglesi sono state prima sospese per un’intera giornata e poi sono scese significativamente da circa 3,75 agli attuali 3, mentre quelle del No salivano. La cosa più singolare è stata la sospensione per più di 24 ore, per esempio sul sito ladbrokes, nella giornata di giovedì. Abbiamo capito con l’elezione di Trump e la vittoria del “Leave” al referendum sulla Brexit che le quote degli scommettitori vanno prese con le pinze, ma la sospensione, fenomeno più unico che raro, è una sorta di resa ed è emblematico che solo la scommessa sul Sì sia stata sospesa e non quella sul No. Nessun bookmaker vuole mettersi in una posizione per cui si offre una scommessa che paga tanto su un evento che non è affatto improbabile. 



La dinamica delle quote è la stessa a cui si è assistito in occasione dell’elezione di Trump; a cinque giorni dal voto le quote sul nuovo presidente americano erano ben oltre il 4 e in pochi giorni scendevano decisamente fino ad arrivare a 3 a poche ore dal voto. È una sorta di ammissione, ancora prima dei risultati, di essersi “sbagliati” per tutta la durata della campagna elettorale e di non aver compreso le dinamiche di fondo, o forse di non aver compreso una sorta di “forza nascosta” di un candidato che tutti i media davano per morto e sepolto. È emblematico che la giornata di sospensione del Sì sia coincisa, per esempio, con la notizia dell’accordo sugli aumenti dei salari ai dipendenti pubblici in una settimana che ha visto anche l’aumento delle pensioni e poi un comitato Cipe che usciva con un comunicato stampa con contenuti così fumosi sulle opere da finanziare che a malapena si poteva riempire un articolo. 



Il consenso “attratto” in questo modo è, ovviamente, un mega “pagherò” offerto ai creditori e a quanti assistono a un impoverimento incredibile del tessuto industriale italiano e a un aumento del debito. I nostri partner europei hanno concesso all’Italia di violare in questo modo le regole sul deficit per spianare la strada al prossimo uomo forte italiano, che con la nuova legge elettorale e la nuova Costituzione avrà finalmente il potere di far ingoiare agli italiani qualsiasi cosa. 

Ma nessuno a dicembre 2016 si può ancora illudere che questa Europa con in testa Schäuble e la Merkel ci sia amica. Così mentre gli altri emetteranno debito per fare infrastrutture e investimenti, agli italiani toccherà ripagare con le cattive e cattivissime il loro, perché la loro occasione e le loro possibilità di “strappo” hanno dimostrato essere solo la continuazione di una pessima spesa pubblica senza senso; come dire, vi abbiamo dato la possibilità di dimostrarci cosa potevate fare ma al posto di ponti e strade avete fatto le solite cicale. 



La cosa incredibile è che gli italiani potrebbero avere tutto il debito del mondo finanziato da risparmiatori domestici in una gigantesca partita di giro a somma zero, come in Giappone o negli Stati Uniti, se solo dimostrassero di usarlo per aumentare investimenti e Pil e non per aumentare una spesa pubblica senza senso che non creerà un singolo posto di lavoro e che non rimetterà al lavoro un singolo disoccupato o in piedi una singola impresa. I “giovani” non sanno neanche cosa sia il “nuovo contratto a tempo indeterminato” (che non è indeterminato) perché non avendo lavoro sono tutti a Londra a fare i camerieri. Gli “scommettitori” hanno visto i “regali” e il consenso spostato nel modo peggiore con una miopia incredibile, e si sono adeguati. 

Alle elezioni austriache è favorito Hofer, in quelle francesi ce la potrebbe fare la Le Pen. Se questa Europa non c’è più e non c’è più la Bce con in testa un italiano spalleggiato da Obama/Clinton, e se l’Italia è questo — una perenne rincorsa pre-elettorale per altri due anni per arrivare ad accaparrarsi il megapremio di maggioranza da parte del partito di governo, senza opposizione, mentre le imprese muoiono a furia di bonus pre-elettorali, ecco, se l’Italia è questo, allora ci verrà richiesto tutto indietro con gli interessi. Gli 80 euro di oggi sono la firma su un contratto capestro; nessuno poi si lamenti contro l’austerity.