Secondo un rumour riportato ieri da Le Monde, Vivendi avrebbe intenzione di comprare il 3,5% di Mediaset con lo scopo di acquisire successivamente il controllo di Mediaset Premium pagando in azioni e cassa. Sempre secondo il quotidiano francese, la mossa sarebbe “assolutamente amichevole” e Mediaset potrebbe, a sua volta, comprare azioni di Vivendi. I rumour su Telecom Italia, Mediaset e dintorni fanno un salto di qualità; fino a qualche mese fa lo scenario più probabile era un “matrimonio di interessi” tra Sky e Mediaset Premium. In questo scenario Sky si sarebbe messa al riparo dal pericolo di una guerra di prezzi con Mediaset dopo la perdita dei diritti della Champions League, mentre Mediaset avrebbe ottenuto una quota, di minoranza, nel mercato della pay per view abbandonando una strada che si stava e si sta rivelando molto costosa e dai ritorni incerti.
L’acquisizione del controllo di fatto di Telecom Italia da parte di Vivendi aveva da subito fatto pensare a un’alleanza con Mediaset. Vivendi ha venduto tutte le partecipazioni, incluse quelle nelle telecomunicazioni, per diventare una società media pura. Nel portafoglio di Vivendi è sicuramente Telecom Italia l’anomalia strategica, mentre Mediaset Premium sarebbe l’investimento “naturale”. Mediaset alleandosi con Vivendi uscirebbe da un’impasse strategica che in questo momento la relega a fare competizione a una Rai con decine di canali e più di un miliardo di euro all’anno assicurato dal canone e dall’altra a un operatore leader indiscusso nel segmento premium del mercato.
A questo punto ci sarebbero delle considerazioni da fare. La prima è che il termine “alleanza” tra Mediaset e Vivendi è improprio perché Vivendi oggi è grande quasi sei volte Mediaset. In quasi tutti gli scenari possibili e immaginabili a questo stadio delle trattative questa “alleanza” sarebbe in sostanza un’acquisizione di Mediaset da parte di Vivendi in cui a Mediaset, o ai suoi azionisti italiani, viene concesso un ruolo nella migliore delle ipotesi non completamente marginale ma sicuramente secondario. La seconda considerazione è che quello che avviene tra Vivendi e Mediaset riguarda molto da vicino quello che avviene tra la stessa Vivendi e Telecom Italia.
L’operazione di Vivendi su Telecom Italia ha dei contorni “misteriosi” sia perché, ripetiamo, Vivendi sarebbe in teoria una media company pura, sia perché, sempre in teoria, il futuro sarebbe un consolidamento tra operatori telecom europei, sia perché, infine, Orange non ha fatto nessun mistero di voler considerare un matrimonio con Telecom Italia. Quello che oggi è già chiaro che Vivendi ha occupato una posizione strategicamente dominante dopo l’acquisto del controllo di Telecom Italia. È Vivendi che dà le carte sul mercato telecom/media italiano potendo determinare in via esclusiva i destini di Telecom Italia e potendo “fare sistema” con Mediaset dall’alto di una capitalizzazione molto superiore, una solidità patrimoniale invidiabile e potendo trattare con un “partner” che invece occupa una posizione competitiva con diverse ombre. L’unico soggetto che potrebbe sedersi al tavolo con Vivendi e provare, quanto meno, a indirizzare la partita è il Governo italiano che finora per incapacità o altro è stato completamente assente.
È davvero singolare leggere, proprio in questi giorni, dei tentativi del governo francese di indirizzare la fusione tra Bouygues Telecom e Orange (già France telecom). Il governo francese che ha il 23% dell’ex monopolista Orange si sta prendendo tutto il tempo necessario per decidere perché non vuole che la sua quota si diluisca troppo in un operatore che controllerebbe il 60% del mercato dopo una fusione che ridurrebbe i competitor da quattro a tre. Orange vorrebbe comprare le attività telecom di Bouygues, ma siccome quest’ultima si ritroverebbe con il 15% del nuovo soggetto e siccome il governo francese avrebbe una diluizione ritenuta eccessiva, allora l’operazione forse non si fa e se si fa bisogna accontentare il governo cambiando i termini per garantire alla Francia un controllo che non possa essere messe in discussione.
Ricordiamo che secondo la legge francese le azioni degli azionisti locali detenute da più di due anni contano doppio. Quindi, siccome lo Stato francese non venderà mai le sue azioni pesano molto di più del 23%. La conclusione dell’Ft di ieri era che “sembra che lo Stato francese stia silenziosamente riprendendo il controllo delle telecomunicazioni francesi”. Mentre il governo francese controlla le sue telecom noi facciamo fare al mercato….
Vorremmo infine fare una puntualizzazione su Mediaset; ognuno può pensare quello che vuole su Berlusconi, ma il sistema “Italia” aveva una presa abbastanza chiara sul gruppo e diversi contropesi come hanno dimostrato la storia e la cronaca recenti. Questo accadeva perché Berlusconi era italiano e aveva aziende italiane che sviluppavano le loro attività in Italia. Siccome in Italia non ci sono milioni di gruppi televisivi e invece c’è un oligopolio con due aziende private, di cui una controllata da un imprenditore straniero che ha avuto qualche problema in Inghilterra, forse, anche in questo caso, bisognerebbe stare attenti a chi portare a casa e consegnare una fetta così importante dell’informazione. Per esempio, un noto Paese statalista e sovietico come gli Stati Uniti impose a Rupert Murdoch la rinuncia alla cittadinanza australiana e l’adozione di quella americana, presa nel 1985, perché senza non avrebbe potuto comprare alcuna televisione americana. Per dire che su media e telecom sia da questa parte dell’Atlantico, in Francia, che dall’altra l’attenzione degli stati e dei sistemi Paese è, giustamente, sempre massima.
Chissà se anche il governo e il sistema italiano decideranno finalmente di adeguarsi alle “best practices” internazionali…