L’offerta di Cairo su Rcs ha fatto molto bene all’azione della società editoriale salita del 50% dal giorno dell’annuncio; la notizia dell’offerta ha fatto anzi talmente bene che l’azione tratta da diversi giorni e costantemente oltre la valutazione implicita dell’offerta di Cairo. Le ipotesi per spiegare questa “anomalia” sono tre: la prima è che gli azionisti di Rcs riescano a convincere Cairo a migliorare la propria offerta alzando il prezzo. È possibile, ma il mercato in questo caso sarebbe molto ottimista. La seconda è che con l’attuale assetto, e l’attuale azionariato, il titolo Rcs valga, in prospettiva, più dell’offerta di Cairo. È possibile ma improbabile, dato che rimarrebbe sul tavolo l’ipotesi dell’aumento di capitale e dato che prima dell’offerta, con il titolo a 40 centesimi, il mercato non sembrava particolarmente convinto delle prospettive industriali del gruppo. La terza ipotesi è che si presenti un altro soggetto o un’altra società che rilanci e dia vita almeno a una “mini” gara tra i pretendenti de Il Corriere della Sera.

Questa è sicuramente l’ipotesi più interessante. In teoria non ci dovrebbe essere un interesse clamoroso; il settore media, soprattutto quello “tradizionale, soffre in tutto il mondo a causa anche di un ambiente competitivo particolarmente difficile. Oltre a questo in Italia ci si scontra con una crescita economica deludente che si riflette direttamente sulla voglia di investire in pubblicità. Certo Rcs non è solo il suo conto economico ed è abbastanza evidente che ci sia un fascino legato a tutto quello che Il Corriere della Sera rappresenta in termini di visibilità e di “prestigio”. Questo fascino, in teoria, si dovrebbe affievolire quando ci si allontana dall’Italia e infatti non ci vengono in mente società editoriali italiane possedute da gruppi esteri.

Da un punto di vista prettamente industriale e finanziario Cairo avrebbe un vantaggio sugli esteri e probabilmente sugli italiani che al momento non sono del settore; infatti Cairo, che già opera in Italia e nel settore media, può fare sinergie che ad altri sarebbero precluse. Più sinergie significa la possibilità di offrire più soldi e fare un prezzo migliore.

Negli ultimi giorni autorevoli quotidiani nazionali, per esempio La Repubblica, hanno dato conto di possibili interessamenti esteri per Rcs. In particolare, sempre secondo la Repubblica, Nagel sarebbe volato a Parigi, su consiglio di Bollorè, per incontrare l’editore di Le Monde, Pigasse, e quello di Le Figaro, Daussalt. Ora, ai francesi che ci hanno fatto la “guerra” in Libia e che vanno in Egitto a un mese dal delitto Regeni per chiudere affari commerciali che noi, siamo sempre europei, invece dovremmo respingere viene proposto l’acquisto, servito su un piatto d’argento, del secondo o primo gruppo editoriale italiano.

Dopo le scorribande sul settore del lusso, dopo Edison, dopo le banche, dopo Parmalat finita sulla cronaca per il trattamento riservato a parte della filiera produttiva italiana (come sottolineato su queste pagine), società francesi hanno preso il controllo dell’ex monopolista telecom che controlla la rete e hanno firmato un accordo con il principale gruppo televisivo italiano che porta dritto, certo tra qualche anno, a un“aggregazione”. Domani potrebbe essere il turno de Il Corriere della sera e dopodomani, magari delle Generali. Noi ancora ci ricordiamo quello che è toccato a Enel quando ci ha provato con Suez…

Ma rimaniamo su telecom e media. Se dopo l’ex monopolista telecom e la prima televisione privata italiana arriva il turno de Il Corriere allora avanziamo l’ipotesi di far votare direttamente un vicerè dal popolo francese risparmiando sui costi della politica; se non l’indipendenza almeno salveremmo un po’ di democrazia. Nessun sistema Paese al mondo, compresi quelli dei Paesi più “liberali” e di mercato, ha concesso neanche un decimo dello spazio che l’Italia ha lasciato sui suoi asset strategici senza contare quello dato con risultati spesso devastanti sugli asset industriali.

L’aspetto grottesco è che in questo fuggi fuggi dall’Italia di imprenditori italiani e in questo liberi tutti dello Stato gli esteri continuino ad arrivare. Se è per interesse economico siamo stupidi noi, se è per altro ancora peggio.