I risultati del primo trimestre di Fca pubblicati ieri pomeriggio hanno messo d’accordo tutti prima della chiusura del mercato. Analisti, investitori e giornalisti concordavano che i risultati erano molto buoni, migliori delle attese con il gruppo che era persino riuscito a fare profitti in un’area, il Sudamerica, che invece è stata una valle di lacrime praticamente per tutti gli altri. Il reddito operativo, più che raddoppiato, è generato per circa il 90% in Nord America, mentre tutte le altre aree in cui il gruppo opera fanno il restante 10%. Insomma, il gruppo auto “italo-americano” macina buoni risultati grazie all’andamento degli Stati Uniti. Una sorta di costante, tra l’altro, per moltissime società, anche di settori diversi, che, grazie alla presenza in America, fanno i risultati che non si fanno da quasi dieci anni in Europa e da un paio di anni in America Latina e in Medio Oriente.
La reazione borsistica ai risultati, -2,63% contro un mercato in rialzo dell’1,45%, deve essere presa con le pinze un po’ perché in molti si aspettavano buoni risultati, un po’ perché Fca arriva da un’ottima performance nelle ultime settimane. Dal punto di vista industriale si deve sottolineare la conferma degli obiettivi al 2016 e gli accenni alla possibile cessione, anche se non nel breve periodo, di Magneti Marelli. Non ci si può però limitare ai dati e alle vendite a due settimane scarse dalle nuove dichiarazioni di Marchionne ed Elkann sulla possibilità di alleanze industriali.
A Marchionne ieri è stato chiesto un aggiornamento sulle possibili alleanze e sulla ricerca di “partner” dopo la fusione con Chrysler. Per Marchionne il gruppo deve avere la “mente aperta” e non deve essere “selettivo”, mentre conferma che il dialogo continua con chi è interessato. In pratica, parafrasiamo, su questo fronte non c’è niente di nuovo. General Motors non è interessata, Volkswagen in questo momento ha altre priorità e Fiat probabilmente non sarebbe particolarmente entusiasta di andarsi a infilare in una fusione con Psa con tutti gli enormi problemi politici che ci sarebbero a partire dalle trattative con il socio di maggioranza, e cioè il governo francese.
Tutti sanno, a questo punto, che Fiat Chrysler vuole fare un’operazione e che la famiglia è disposta a diluirsi. Tutti sanno, per sintetizzare in modo brutale, che Fiat è in vendita. Una fusione con General Motors, un partner a cui certamente si è guardato, dal punto di vista finanziario trasformerebbe Exor da azionista/imprenditore con responsabilità e legami stretti con il gruppo ad azionista finanziario senza legami “diretti” e con una quota liquidabile non solo teoricamente. È una conseguenza quasi matematica di una fusione che partirebbe dalle attuali capitalizzazioni. Se una fusione non è ancora maturata non è certo per colpa di Fca; evidentemente o Fiat non ha pretendenti oppure non ha quelli che vorrebbe avere dopo quasi due anni di proclami.
In realtà, però, ci sono delle novità. Che Fca raddoppi l’utile operativo è una notizia e saranno una notizia i risultati industriali dei prossimi trimestri che ci diranno se la strategia di riposizionamento nell’alto di gamma e gli investimenti fatti nei marchi stanno pagando oppure no. Oggi ci chiediamo se i nuovi modelli di Maserati e di Alfa Romeo avranno successo, se venderanno e se Fiat continuerà a spingere sull’acceleratore dei nuovi modelli con convinzione. I risultati di ieri dimostrano che anche Fiat Chrysler può fare soldi nel mercato auto; che si potessero fare soldi sul mercato auto in generale era invece noto da tempo, come dimostrano Volkswagen, Daimler o Toyota. Rincorrere un partner grande 5 volte Fiat Chrysler per fare poi gli azionisti “finanziari” non è l’unico destino possibile. Non è nemmeno l’unico destino finanziariamente sostenibile nel medio lungo periodo e si può salire di molto in un’ipotetica scala di protagonismo industriale rispetto alle ipotesi che sono circolate negli ultimi mesi.
In uno scenario in cui tutti si sono convinti che un certo tipo di “fusione” fosse l’unico traguardo possibile e l’unica vera opzione, scoprire un’altra possibilità è sempre una notizia.