L’ultimo atto della guerra della rete telefonica è costituito dai rumour, rilanciati da Repubblica, su una controffensiva totale di Telecom Italia che si alleerebbe con Edison (anche lei “francese”) per vendere ai propri clienti, oltre ai servizi telefonici, anche contratti per l’energia elettrica e il gas. Telecom Italia avrebbe deciso quindi di fare la guerra all’Enel proprio nel suo mercato di riferimento. La guerra totale non si limiterebbe a questa “invasione di campo”, ma passerebbe anche per la scelta di abbandonare Enel come fornitore di energia elettrica; Telecom Italia è, dopo le ferrovie, il principale consumatore di energia italiano. Infine, sempre secondo La Repubblica, pare che Telecom stia andando di porta in porta nei comuni italiani per proporre contatori in grado di allacciare le case sia alla corrente elettrica che alla rete.

Su tutta questa vicenda c’è ovviamente molto da dire. L’aggressività di Telecom Italia contro l’ipotesi che Enel investa in rete magari comprando Metroweb è indicativa del fatto che il progetto di Enel viene percepito come una minaccia vitale. Ancora prima di questi annunci di “guerra” totale, parecchi analisti osservavano con molto interesse lo sviluppo del seguente scenario. Enel non solo porta una rete in milioni di case a pochissimo prezzo aggiuntivo, essendo che deve già passare di casa in casa con i tecnici per sostituire i contatori, ma porta una rete più nuova di quella di Telecom Italia. Non occorre essere dei fenomeni della finanza per capire che la creazione di una rete alternativa, magari superiore a quella di Telecom Italia, diffusa a livello nazionale e sotto il brand di un’azienda che viene percepita come una società ancora “italiana” è un’ipotesi che mette in grande crisi il vantaggio competitivo di Telecom Italia. Il principale asset di Telecom Italia, quello che la rende “unica” rispetto a tutti gli altri operatori, è appunto la rete; ma se al posto di una rete ce ne sono due e la seconda magari è più “nuova” e magari è persino fatta in ottica di sviluppo del “sistema” Italia, allora il vantaggio competitivo non c’è più oppure è fortemente ridimensionato.

Se questa è la minaccia, ed è una minaccia credibile perché Enel nelle case ci deve entrare veramente, allora vale tutto e si tira fuori l’intero arsenale. Questo è fatto in prima battuta da un’offerta su Metroweb che limiti Enel o un disegno alternativo; in questo senso il prezzo pagato diventa relativo. Non si paga “solo” per la società che si compra, ma si paga anche e soprattutto per evitare il rischio di una rete concorrente; i benefici strategici superano di gran lunga quelli puramente economici. In seconda battuta, l’arsenale è fatto della sfida competitiva lanciata a Enel direttamente “a casa sua” sui contratti gas e luce.

In questa guerra c’è di mezzo lo sviluppo di un bene che è palesemente strategico per tutto il sistema italiano. È già surreale l’ipotesi che la Telecom Italia “di Vivendi” si allei con un’azienda francese, Edison, per fare la guerra a Enel che vuole investire non per lucrare dividendi su un asset italiano, ma per aumentare il capitale investito nel Paese. Lo scopo del governo, che è quello che ci interessa, è che la rete migliori in diffusione e qualità e per ottenere questo serve che qualcuno investa soldi in Italia. Investire soldi in rete significa lasciare per sempre quei soldi in Italia; una cosa molto diversa da chi si compra sul mercato una società o un pezzo di società per i dividendi o per rivenderla dopo con un guadagno.

Quello che è chiaro è che grazie a Enel il governo italiano si è ritrovato in mano un mezzo poker nella partita degli investimenti in rete. Il governo ha tutte le carte in mano per generare una situazione da cui scaturiscano degli investimenti. Chi li faccia, di che nazione sia o che nome abbia, è secondario rispetto all’obbiettivo principale. Se sia Enel con Metroweb o una nuova società con tutti gli operatori è indifferente. È indifferente per il governo, ma evidentemente non è indifferente per Telecom Italia che non vuole perdere il suo principale vantaggio competitivo.

Il governo vuole uno scenario in cui si investa il prima possibile il più massicciamente possibile e che ci sia un coordinamento, ma questo ottimo desiderato dal governo non è sicuramente l’ottimo per Telecom Italia che in tutti gli scenari deve comunque o investire di più di quanto avesse preventivato o cedere parte del proprio controllo sulla rete; a meno che ovviamente non le riesca di fermare la “concorrenza”.

In questo scontro senza esclusione di colpi non si può perdere di vista l’obiettivo che interessa a tutti. Il governo ha un ottimo “punto” in mano e non ha alibi.