Ieri si è appreso che la Procura di Trani ha deciso di indagare Deutsche Bank e l’ex management del gruppo per manipolazione di mercato. L’indagine prende le mosse dalla decisione della banca tedesca di vendere sul mercato 7 miliardi di euro di titoli di stato italiani nel primo semestre del 2011 e dal contemporaneo acquisto di credit default swap per 1,4 miliardi di euro. Secondo il pm Ruggiero, il mercato interpretò l’operatività di Deutsche Bank come un “chiaro segnale di sfiducia del gruppo nei confronti della tenuta del debito sovrano italiano”. La cessione dei titoli di stato sarebbe stata occultata al mercato e poi, a fatto compiuto, giustificata con la necessità di ridurre l’esposizione nei confronti dell’Italia. In pratica, parafrasiamo noi, Deutsche Bank avrebbe agito per far scendere il valore dei titoli di stato italiano contribuendo, con obiettivi esogeni rispetto alle normali logiche di mercato, al clima che poi condusse all’autunno del 2011 e che vide le dimissioni di Berlusconi schiacciato dallo spread a 550 e poi l’arrivo di Monti e della cura da cavallo di austerity che ci ha prescritto.

La letteratura su quanto successo nell’autunno del 2011 è molto ampia e sembra arricchirsi ogni anno che passa. È stato l’ex segretario al Tesoro americano, Geithner, a parlare di complotto ordito da alcuni funzionari europei per costringere Berlusconi alle dimissioni. Geithner in particolare punta il dito contro la Merkel e Sarkozy. Sempre secondo Geithner, i due tentarono di coinvolgere Obama e gli Stati Uniti nel “complotto” contro l’Italia e Berlusconi. Lorenzo Bini Smaghi ha suggerito che la decisione di far cadere Berlusconi fosse stata presa quando aveva cominciato a minacciare l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira.

Lo stimatissimo giornalista del “The Telegraph” Ambrose Evans-Pritchard scriveva nel maggio 2014 che “ciò che ha rivelato l’ex ministro americano concorda con quanto noi sapevamo all’epoca circa le manovre dietro le quinte e l’azione sui mercati obbligazionari”. Continuava il giornalista inglese dicendo “ho sempre trovato quanto successo bizzarro. L’Italia era fino a quel momento stata considerata un esempio virtuoso essendo uno dei pochi Paesi con un avanzo primario”, “ la crisi del 2011 è dovuta al doppio rialzo dei tassi della Bce che ha scatenato una recessione double dip”. Aggiungiamo noi che è la stessa Bce che un anno dopo seppelliva tutti i problemi sotto sette metri di liquidità. L’Italia contribuiva al primo salvataggio della Grecia con 5 miliardi (dietro a Germania e Francia), utilizzando i soldi dello scudo fiscale di Tremonti…

Queste sono le domande e le note stonate nella storia del 2011. Vorremmo aggiungere alcuni fatti. La crisi del 2008 ha trovato il sistema finanziario italiano molto ma molto più preparato di quello degli omologhi europei o americani. L’Italia, che aveva un sistema bancario tradizionale senza banche di investimento che solcavano i mari della finanza con strumenti speculativi, si è ritrovata tra i buonissimi nel 2008. Per dodici mesi tutti quelli che predicavano contro Fondazioni e popolari sono stati zittiti dal fallimento di nomi blasonatissimi della finanza globale e da problemi grandissimi per altri nomi importanti del sistema bancario europeo. Oggi, per esempio, domande inquietanti vengono sollevate sugli attivi di Deutsche Bank. L’Italia in sostanza si è presentata ai blocchi di ri-partenza della ripresa indotta dalla Fed nel 2009 meglio degli altri. Nel 2011 l’Italia aveva ogni possibile indicatore economico migliore di quello attuale; e, soprattutto, aveva un apparato industriale molto più sano e più grande di quello che ci ritroviamo ora con l’aiuto 12 mesi di austerità che ha fatto saltare qualsiasi statistica precedente con i dati sul traffico autostradale che, per esempio, reagivano con variazioni senza paragone.

Sappiamo anche che da almeno un paio d’anni il rendimento del decennale italiano è molto basso grazie alla Bce e certamente non ai risultati dell’economia italiana. Eppure oggi il debito italiano dovrebbe preoccupare molto di più che nel 2011; nessuno o quasi finora ne ha parlato per la Bce. Oggi per l’Italia uscire dall’euro è quasi impossibile, ma nel 2010-2011 quando eravamo “virtuosi” si leggevano report di importanti banche d’affari globali che sostenevano come l’Italia fosse il potenziale maggior beneficiario di una rottura dell’euro controllata.

Sarebbe interessante se la procura di Trani riuscisse ad aprire un altro spiraglio sugli eventi del 2011. Perché sappiamo che all’Italia, con il suo surplus primario, nel 2012 è stata somministrata una cura che l’ha quasi ammazzata e da cui stenta ancora oggi a riprendersi; una cura che ne ha quasi annullato il potere negoziale in sede europea essendo che ora si presenta sempre con la voce tremante di chi sa che basta un nulla per farla riprecipitare nel caos economico-finanziario. Sappiamo oggi della guerra tedesca alle banche italiane con le proposte di limiti al possesso di titoli statali e di quella fatta dai francesi in Libia per danneggiare gli interessi energetici italiani.

Per concludere: quasi non avevamo bisogno della procura di Trani per capire cosa sia successo nel 2011. L’Italia sacrificata sull’altare degli interessi dei nostri amici europei e ricondotta con le cattive a uno stato subalterno a cui evidentemente si opponeva; quell’Italia si opponeva all’austerity tedesca che due anni dopo tutto il mondo criticava (inclusi il Financial Times e il Wall Street Journal) come una strategia economica suicida. La Francia che era messa come se non peggio dell’Italia se l’è cavata passando tra i buoni giocando ai nostri danni. Questo non è per assolvere l’Italia da quello che non ha fatto e ancora non fa per sistemare un apparato burocratico-statale ormai completamente auto-referenziale e rimasto immune alla crisi (sistema giudiziario incluso); siamo sicuri però di non essere gli unici con gli scheletri nell’armadio in Europa, eppure siamo gli unici a cui sono stati tirati fuori e messi in piazza nel momento peggiore.