Le elezioni amministrative di domenica scorsa hanno dato ampio materiale per analisi e tentativi di previsione dei prossimi passaggi politici italiani; i partiti che appoggiano il governo in carica non hanno avuto grande successo e comprensibilmente in molti si sono interrogati sulla possibilità di una “rottura” rispetto alla situazione attuale. Mentre i commenti e le analisi continuano ad arrivare in attesa dei ballottaggi, sul mercato azionario italiano non si sono registrate particolari emozioni; lunedì la borsa di Milano chiudeva praticamente invariata e ieri faceva segnare un rotondo +1,99% superiore alla chiusura delle principali borse europee.

È una reazione che a prima vista sembra contro-intuitiva, dato che il termometro che misura l’instabilità politica italiana fa segnare sicuramente qualche grado in più rispetto a venerdì. Il successo del Movimento cinque stelle e l’affanno del partito del primo ministro sono stati oltre le aspettative di molti e probabilmente anche degli investitori. È difficile ipotizzare che l’esito fosse “scontato” e previsto.

Le spiegazioni di questa reazione “contro-intuitiva” vanno probabilmente cercate da un’altra parte. In questo momento intanto l’elezione che conta in Europa e che ha già fatto riempire pagine di report è quella sull’uscita dalla Gran Bretagna dall’Unione europea prevista per il prossimo 23 giugno. Le elezioni amministrative italiane per quanto importanti, soprattutto per le implicazioni future, passano inevitabilmente in secondo piano; c’è tempo per concentrarsi sulla politica italiana quando le elezioni riguarderanno il governo nazionale. È questa, per esempio, la premessa che si trovava nell’articolo pubblicato dal Financial Times ieri. Renzi, “uno dei leader europei più sicuri”, si trova ora tallonato dal Movimento cinque stelle, ma le prossime elezioni politiche saranno solo nel 2018, mentre l’appuntamento decisivo è in autunno quando si terrà il referendum sulla riforma del Senato. Su questi due appuntamenti ci sono due previsioni/consigli da parte del quotidiano di Londra su cui torneremo dopo.

Per l’FT la “sconfitta” di Renzi si spiega con la bassa crescita italiana, con una conduzione del partito da “one-man show” che non lascia spazi agli alleati e con la sensazione, tra gli elettori, che il governo non abbia fatto tutto quello che poteva. Secondo il quotidiano inglese, la spinta riformatrice del primo anno di governo, riforma del lavoro, legge elettorale e riforma bancaria, ha lasciato spazio a provvedimenti populisti con cui Renzi tenta di inseguire gli avversari. Ed ecco i consigli che, se seguiti, garantiranno un percorso senza intoppi all’Italia e a Renzi fino al 2018 e oltre e che mettono in secondo piano i risultati di domenica.

“Gli italiani non dovrebbero avere dubbi su dove sia il loro interesse” nel prossimo referendum. Una frase che sembra quasi una minaccia in realtà. In ogni caso il “plebiscito”, se passerà, “giustamente affosserà il Senato e il suo potere legislativo” dato che i lavori parlamentari sono intralciati dal ping-pong tra le due aule. L’altro consiglio/minaccia è che “gli italiani dovrebbero riconoscere che non c’è nessuna alternativa seria a Renzi”; il centrodestra è frammentato dopo la fine di Berlusconi e il Movimento 5 stelle potrebbe il Paese su una strada pericolosa con un referendum sull’euro (però gli inglesi i referendum pericolosi se li possono permettere….); Renzi quindi dovrebbe “continuare con il suo programma di riforme” per migliorare la crescita prima delle elezioni del 2018.

È singolare che le tre riforme citate dall’FT – legge elettorale, riforma del lavoro e bancaria – abbiano a malapena avuto un impatto sull’economia italiana. Quella elettorale non ha ancora avuto modo di avere effetti, quella sul lavoro lascia ancora aperti interrogativi sul ruolo degli incentivi e su quello della riforma e quella bancaria invece apre un capitolo su cui questo governo dovrebbe forse nascondersi. La riforma delle popolari ieri è stata buona per qualche mega profitto speculativo e oggi costringe un terzo del sistema a concentrarsi sulle fusioni piuttosto che, e ce ne sarebbe tanto bisogno, sull’attività ordinaria. Continuano invece le privatizzazioni inclusa tra qualche settimane quella del monopolio sul controllo del traffico aereo…

In ogni caso registriamo che l’appuntamento che conta, anche per i mercati, è quello del referendum il cui esito si dà per scontato. Per quanto riguarda i consigli dell’FT bisogna sempre chiedersi se siano interessati o meno e se sì a chi interessano.