,  Ieri sera sono stati diffusi i risultati delle due offerte promosse su Rcs che nelle ultime settimane hanno dato vita a una battaglia decisamente poco comune sul mercato italiano; l’offerta pubblica di scambio di Urbano Cairo ha raggiunto il 48,8% del capitale mentre quella di Bonomi il 37,7%. La battaglia è stata particolarmente inattesa considerando che il premio finale è il controllo della società editrice del Corriere della Sera. Solo una breve scorsa alla cronaca degli ultimi anni ci aiuterebbe a ricordare i nomi di chi investendo sul “Corriere” ha perso tanti o tantissimi milioni o si è dovuto ritirare, molto malamente, di fronte a “sbarramenti” di ogni ordine e grado. Non solo. La società su cui si è scatenata questa rarissima battaglia a colpi di opa e contro opa, rilanci e controrilanci e persino “pubblicità comparative” sui giornali languiva fino a pochi mesi fa ai minimi dei minimi di sempre anche per ricorrenti rumours sulla necessità di un altro aumento di capitale per sistemare i bilanci fragili. Negli ultimi cinque anni la società ha perso più di un miliardo di euro mentre il mercato ha dovuto ricapitalizzare per 400 milioni di euro; nonostante questo le offerte su Rcs hanno fatto più che raddoppiare l’azione negli ultimi mesi. Una performance di questo tipo è anomala anche considerando la normale differenza tra le valutazioni giornaliere degli investitori, con il loro orizzonte temporale limitato, e quelle di chi si impegna in un’acquisizione e prende in considerazione il lungo termine e i risvolti strategici.

Le due offerte erano profondamente diverse. L’offerta di Bonomi dava a tutti gli azionisti la possibilità di prendere un euro in cassa subito mentre quella di Cairo solo 25 centesimi più 0,18 azioni Cairo per ogni Rcs. Senza entrare in dettagli finanziari l’offerta di Cairo dava la possibilità agli azionisti di prendere parte a una possibile creazione di valore industriale lasciando il titolo quotato e dando vita a una “fusione” tra le due società, Rcs e Cairo. Immaginiamo di essere un investitore istituzionale con in mano un “pacchetto” robusto di azioni Rcs. Nel primo caso consegnando a Bonomi si poteva incassare 1 euro tondo per azione, il titolo stava a 40 centesimi tre mesi fa e 80 due settimane fa, e ci si poteva dimenticare per sempre dei risultati e dei bilanci di Rcs. Nel secondo caso si prendono 25 centesimi ma si rimane investiti nella società; si scommette sulla capacità di Cairo di creare valore, sostanzialmente credendo che nel medio periodo si avrà più dell’euro offerto oggi. Per questa seconda scommessa siamo stati obbligati a credere che: la società Rcs attualmente non sia gestita bene o sia gestita molto male; che Cairo sia molto bravo a tirare fuori tutto il valore del gruppo (Gazzetta e eventi sportivi inclusi) e a ottenere sinergie; e infine che l’economia italiana sopravviva più o meno bene anche nei prossimi anni. Sono tutte considerazioni che nella prima offerta non saremmo stati tenuti a fare. Questo lungo e sfidante elenco di domande che dovremmo farci, sempre essendo nei panni dell’investitore, ci dice anche quanto l’offerta per cassa di Bonomi, che non avrebbe sinergie e che, in teoria, non avrebbe una reputazione nella gestione di società media, sia stata “coraggiosa”. È chiaro ovviamente che il Corriere e Rcs non sono solo la somma dei suoi bilanci o dei suoi ricavi per il “prestigio” che il suo possesso regala.

Nemmeno l’ufficialità dei risultati potrebbe però mettere fine a questa saga della primavera/estate della borsa di Milano. La Consob infatti non ha ancora chiarito cosa succederà nel caso in cui tutte e due le offerte siano valide, come infatti è accaduto avendo raggiunta la soglia minima, e in particolare come ci si comporterà nei confronti dell’offerta vincente. Le regole del gioco verranno svelate solo alla fine lasciando quel pizzico di suspense che non può fare mai bene al mercato e che può diventare terreno fertile per i “male intenzionati”. Ci si trova ora in una situazione in cui entrambi i contendenti hanno due partecipazioni molto significative e due idee molto diverse sulla gestione della società; in questo caso la “conflittualità” potrebbe continuare e sarebbe sicuramente un male per la società e per chi fosse investito in Rcs. Ancora prima di sapere i risultati finali avevamo imparato quanto sia “speciale” il Corriere e quanto valga se nemmeno un miliardo di euro di perdite in cinque anni ha fatto desistere i pretendenti. Finita la puntata finanziaria si dovrebbe aprire quella industriale; non è però ancora certo che i risultati di venerdì siano la parola fine sulla saga primavera estate 2017 di Rcs.