Il leader del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, è intervenuto direttamente dalle colonne del Financial Times per perorare la causa del sistema bancario italiano. Il quotidiano dei mercati ha deciso di sentire cosa pensa “il principale rivale politico di Renzi” su una delle questione più scottanti dell’Europa 2016 e sicuramente su quella più spinosa in Italia. Di Maio è contrario al bail-in (che subordinerebbe il salvataggio pubblico delle banche a un sacrificio di obbligazionisti) perché sarebbe un colpo grave per i risparmiatori; questa contrarietà non è particolarmente originale dentro e fuori la maggioranza di governo. Quello che è “originale” è che Di Maio si senta obbligato a dire a chi conduce le negoziazioni in Europa che “non c’è solo il futuro politico di Renzi in gioco, ma il futuro economico europeo”. Praticamente un mezzo governo di larghe intese in salsa europea e bancaria. 



Ancora più originale è che Di Maio non sia solo contrario a un bail-in che penalizzi poveri innocenti piccoli risparmiatori, ma anche a uno che sacrifichi gli investitori istituzionali, perché “ci sarebbero problemi ancora più grandi per gli investimenti stranieri in Italia e per quelli italiani che lascerebbero l’Italia”. Nero su bianco finiscono le dichiarazioni migliori che si possano sentire per il “sistema Italia” e per chi voglia difenderlo; è chiaro a tutti che con la questione bancaria italiana si gioca la fiducia nell’Italia come sistema all’estero e tra i confini. Una fiducia che il bail-in intaccherebbe irrimediabilmente e con conseguenze gravi.



Di Maio invoca l’intervento pubblico che si sono riservati i nostri partner inglesi, tedeschi e olandesi quando hanno salvato il loro sistema e che oggi, con una grande complicità nostrana, invece viene negato all’Italia. Si fa esplicito riferimento alla statalizzazione di Mps e di altre banche come soluzione migliore. Chi si può scandalizzare sui “mercati” dopo la statalizzazione di Royal Bank of Scotland?

Di Maio va avanti chiedendo che i Paesi con problemi di debito non vengano trattati come appestati o come meritevoli di punizione. Dulcis in fundo arrivano le dichiarazioni sulla convenienza dell’Italia a rimanere in Europa; c’è anche la richiesta di un referendum sull’euro, ma non vincolante, che anche gli altri membri dovrebbero considerare. D’altronde la Brexit insegna che “che le campagne di terrore contro i cittadini non funzionano più”. C’è infine l’appunto su una riforma costituzionale che concentra troppi poteri nelle mani del Premier e sull’errore di Renzi nel legarsi a un referendum che gli italiani potrebbero essere tentati di usare per mandarlo a casa.



Sulla questione bancaria il Movimento cinque stelle per bocca di Di Maio appare intonatissimo con i mercati e super-istituzionale nel difendere il sistema. È lo stesso movimento che a Torino promuove le diete vegane e le limitazioni delle nocive onde wi-fi nelle scuole. Un tale cambiamento di toni e di sostanza è praticamente inspiegabile al punto da far domandare cosa voglia veramente il movimento che ovviamente risulta molto più digeribile a Londra che in Italia, dove ci si scontra con proclami singolari su scie chimiche, wi-fi e diete vegane che il Financial Times, tra l’altro, non sarà mai interessato a indagare. Una mutazione di questo tipo ci ricorda più un OGM che l’agricoltura biologica. In ogni caso registriamo questa evoluzione con sollievo in attesa della prossima; ci rimane sempre la curiosità di scoprire cosa generi le mutazioni.