Mentre gli italiani festeggiavano Ferragosto, il Financial Times è tornato a occuparsi di Italia e Renzi mettendo nero su bianco alcuni consigli. Le vicende italiane continuano sorprendentemente a occupare le pagine dei quotidiani economici internazionali nonostante il periodo estivo e nonostante una lista globale di questioni economico-finanziarie delicate particolarmente lunga; oltre alle banche italiane, abbiamo assistito infatti nelle ultime settimane a un crollo dei rendimenti delle obbligazioni statali che non sembra particolarmente incoraggiante, a colpi di stato più o meno riusciti, tensioni geopolitiche crescenti che hanno contribuito a creare uno scenario in cui non si dovrebbe fare particolarmente fatica a trovare un elemento con cui alimentare un po’ di preoccupazioni. È in questo contesto che si inserisce l’ultimo intervento dell’FT sulla situazione italiana.

L’articolo prende le mosse dai numeri deludenti dell’economia italiana resi evidenti dalla diffusione da parte dell’Istat dei dati sul Pil del secondo trimestre. La mancanza di crescita economica in Italia, con la ripresa che continua a non esserci, ha secondo l’FT tre conseguenze. La prima è che per le banche italiane è molto più difficile digerire lo stock di sofferenze; la seconda è che diventa sempre più difficile rispettare i parametri di deficit europei; la terza è che le chance di vittoria del Sì al referendum e della sopravvivenza politica di Renzi rischiano di ridursi, soprattutto se da qua a novembre l’economia italiana proseguisse con questo trend.

Il consiglio dell’FT a Renzi è quindi quello di fare uno sforzo per ottenere il maggior spazio di manovra possibile in Europa “essendoci ottimi argomenti per l’espansione fiscale in questo momento”. Lo stimolo dovrebbe essere pensato attentamente perché Renzi ha mostrato una tendenza per soluzioni “politicamente motivate” e perché l’Italia ha una cattiva storia quando si tratta di spendere soldi in modo efficiente. L’FT mostra qualche ottimismo per le possibilità di successo delle richieste italiane all’Europa dopo la clemenza mostrata verso Francia, Spagna e Portogallo e perché il rendimento del decennale italiano rimane sui minimi; l’unica condizione che dovrebbe essere imposta all’Italia è quella che si continui nel percorso di riforme.

L’articolo dell’FT si inserisce in una storia piuttosto consolidata. Ancora una volta una congiuntura internazionale e continentale molto complicata mettono l’Italia e la sua zoppicantissima economia nella condizione di poter ricevere aiuto. In una fase così complicata anche e soprattutto per l’Europa forse a nessuno conviene che la terza economia dell’area euro vada fuori controllo aggiungendo una pressione forse insostenibile; giocare con l’Italia a qualcuno potrebbe anche sembrare troppo pericoloso alla vigilia di tre elezioni chiave in Europa con “l’aperitivo” austriaco a ottobre e in una fase di grandissima incertezza per l’economia globale e per le relazioni internazionali.

Ancora una volta all’Italia potrebbe essere concesso un po’ di respiro per ragioni “esogene” che non coincidono con un ripensamento del sistema. Questa flessibilità con cui l’Italia potrebbe ritrovarsi ancora è comunque una notizia “positiva” anche ammettendo che la vere ragioni sono che l’economia italiana non ha mostrato nemmeno un sussulto, che le riforme evidentemente non sono state quelle giuste, che la gestione delle crisi banco-finanziarie sono state fallimentari e che il contesto globale è sfidante.

In ogni caso questa flessibilità inaspettata e immeritata dovrebbe essere sfruttata attentissimamente e al massimo proprio perché non è frutto di un cambiamento dell’assetto o delle regole europee permanente; che da questa flessibilità esca una mancia elettorale o qualche intervento o investimento vero per la crescita è invece ovviamente tutto demerito o merito italiano.