Secondo alcuni rumour comparsi sulla stampa finanziaria internazionale questa settimana, Apple sarebbe interessata a comprare McLaren Technology group; non è un curioso caso di omonimia societaria, perché McLaren è la società che produce auto sportive di lusso e che gestisce una famosa e di successo scuderia di Formula 1. McLaren ha smentito l’esistenza di trattative e non è certo cosa eventualmente Apple avrebbe potuto o potrebbe volere da McLaren che ha competenze tecnologiche che trascendono il settore auto. La speculazione, però, è destinata ad andare avanti perché dal 2014 Apple ha cominciato ad assumere ingegneri da Tesla e da Mercedes per lavorare allo sviluppo di un’automobile, probabilmente senza guidatore, e perché l’acquisizione di McLaren darebbe ad Apple una credibilità tutta nuova in un settore in cui ha pochissima esperienza oltre a una serie di competenze in materiali leggeri che sarebbero parte sostanziale di una vettura elettrica ad alte prestazioni.

Il progetto di un’auto Apple è circondato da un alone di mistero e non è chiaro né a che punto sia l’azienda di Cupertino, né con quanta forza stia premendo l’acceleratore; a nessuno però sfugge che le risorse finanziarie che Apple sarebbe in grado di mettere in campo sono ingenti e che la “minaccia” per il resto del settore sarebbe credibile.

Da un punto di vista più macro quello che si nota è un grande cambiamento nel settore auto globale. Fino a cinque anni fa l’industria auto a stelle strisce pagava anni luce di ritardo nei confronti della concorrenza tedesca e giapponese o coreana e persino al resto di quella europea; per il salvataggio di Chrysler veniva scelta Fiat con la sua competenza nei motori di piccola cilindrata che doveva essere travasata nell’azienda americana. Oggi il panorama sta cambiando con la presenza di nuovi attori. Tesla tra un anno metterà sul mercato un’auto elettrica a un prezzo “popolare” e sta costruendo il più grande stabilimento del mondo nel deserto del Nevada; Apple sta investendo da anni e anche Google ha messo le mani sul settore con un’auto senza guidatore.

A proposito di Tesla si deve sottolineare che l’azienda ha ricevuto aiuti dal governo americano sotto varie forme per diversi miliardi di dollari (almeno 2,5 miliardi). oltre agli incentivi che verranno concessi agli acquirenti. Un’industria che cinque anni fa sembrava sconfitta nella competizione globale, oggi offre spunti molto interessanti e minacce credibili per il resto del settore. Si può leggere uno sforzo del “sistema Paese” americano, aiutato dal governo a colpi di miliardi, per rifondare un’industria dell’auto competitivamente efficace e tendenzialmente nella parte alta della tecnologia; sembra allo stesso modo impossibile dimenticare che uno dei principali, se non il principale, concorrente globale, Volkswagen, è stato sostanzialmente azzoppato e praticamente espulso dal mercato americano dopo lo scandalo sulle emissioni truccate.

Il premio in fondo a questo percorso decennale, fatto di cadute e passi falsi come dimostrano gli aumenti di capitale di Tesla, di acquisizioni e di ingegneri strappati alla concorrenza è un settore in grado di occupare stabilmente centinaia di migliaia di lavoratori americani che consumano e pagano tasse in America; Fiat è ancora oggi il principale datore di lavoro privato in Italia, senza considerare l’indotto.

L’approccio alla questione industriale è decisamente differente da quello che si è visto in Italia negli ultimi anni. Sarebbe impossibile ipotizzare, se Google o Apple fossero teoricamente acquistabili, un’acquisizione “estera”, così com’è lunare la distanza rispetto a un “sistema Paese” che si muove per rifondare un settore e invece uno che lascia cambiare sede senza fiatare anche a società che hanno “Italia” nella propria ragione sociale. I successi economici, gli incrementi di Pil e i cali della disoccupazione passano anche e soprattutto per la cura del proprio sistema industriale.