Ed ecco oggi il quarto di finale del Mondiale del Qatar tra Francia e Inghilterra. I galletti fanno veramente paura, squadra completa con un Mbappé stratosferico, mentre gli inglesi hanno asfaltato, a parte gli Usa, le altre concorrenti. Stamane i pronostici dei bookmakers danno leggermente favoriti i transalpini.

Io non parteggio per nessuna delle due squadre, l’arroganza di entrambe le nazioni proprio non mi va giù, ma essendo un appassionato della pedata mi piacciono il succitato bomber, Rabiot, Griezmann, Foden, Kane, Maguire. Spero che sia una bella partita, le prerogative ci sono tutte.



E visto che c’è questa sfida, vi propongo un film con un calciatore francese che è diventato una leggenda in Inghilterra, a Manchester, Eric The King Cantona. È rimasto nel cuore dei tifosi, constatato da me medesimo all’Old Trafford qualche anno fa. Ha giocato nei Red Devils cinque anni vincendo quattro campionati e due Coppe d’Inghilterra. Senza contare che l’esordio in terra inglese è stato nel Leeds Utd, anche lì con uno scudetto. In totale, 6 anni in England = 5 scudi. L’anno buco, è stato quello del 1995 con Cantona squalificato nove mesi per aver colpito con un calcio di kung fu al volto un tifoso del Crystal Palace che l’aveva insultato. Un personaggio con un carattere non certo facile,  appena finito il film, quando iniziano i titoli di coda, guardate cosa dice (30 secondi appena) nella conferenza stampa dopo l’insano gesto. Per via della squalifica, la nazionale transalpina decise che Cantona non avrebbe più indossato la casacca dei Blues.  Non è stato profeta in patria, ma re in England. Nel 2020  il musicista Liam  Gallagher lo ha reso protagonista del video Once, vestendolo da sovrano con tanto di corona, scettro ed ermellino, e del suo titolo, The King.  Per chi tiferà?



A settembre ha dichiarato di aderire a una campagna di boicottaggio dei mondiali perché non ha senso giocare in Qatar, ci sono stati più di seimila morti, è solo business, concludendo con: È un orrore, non li guarderò! 

Finita la carriera calcistica si è dato al cinema, non ultima la serie tv del 2020, Lavoro a mano armata (voto 6 -) tratta dal bel romanzo thriller omonimo  di Pierre Lemaitre.

Ed eccoci al film Il mio amico Eric (2009) o meglio Looking for Eric, titolo originale che esprime meglio il senso del film. Il regista è Kean il rosso Loach, mica l’ultimo piccio. Il rosso perché sempre schierato su posizioni ultra comuniste che riverbera molto sulle sue creazioni artistiche anche se cerca bene o male di approfondire l’umanità dei personaggi.



Spezzo una lancia per il drammatico Il vento che accarezza l’erba (2006).

Anche il protagonista del film si chiama Eric (un bravo Steve Evets), un postino cinquantenne depresso, in crisi esistenziale. Trent’anni prima aveva abbandonato la moglie Lily con una figlia appena nata, poi si era risposato con una donna che se n’era andata lasciandogli due figliastri ormai adolescenti che non lo filano di pezza. Uno sta entrando nel giro malavitoso. La casa è un caos totale, ragazzi amici dei figliastri che vanno e vengono, incuria, ed Eric subisce la situazione senza sforzarsi di dare un minimo d’ordine alla sua vita e a quella dei figliastri. Sua figlia naturale è una ragazza madre che sta per laurearsi e gli chiede di accudire il piccolino portandolo dalla ex moglie. Il dover incontrare Lily lo impanica di brutto: il film inizia con un suo incidente automobilistico. Affiorano i suoi incubi.

I colleghi/amici cercano di aiutarlo: Guardati con gli occhi di qualcuno che ti ama, ma Eric non ci sente e una sera, in camera da letto, mentre si sta piangendo addosso, urla guardando il manifesto del suo idolo di anni trascorsi da accanito tifoso del Manchester Utd, Eric Cantona: Chi ti ama Eric? Chi si prende cura di te? E The King gli appare.

Si presenterà anche in altri momenti, di fatto diventa il suo psicanalista.

Eric ravana nei passaggi della sua vita (con flashback), nei ricordi, nelle fotografie nascoste nel baule, nella sua inadeguatezza. Viene pungolato nel curare l’aspetto trasandato, nell’accettare il rischio della vita che cambia (esempio personale di Cantona che smette di giocare).

The King lo accompagna a consegnare la posta ed Eric gli chiede qual è stata la cosa più bella della sua vita. Cantona: La cosa più bella? Non il gol. Presi la squalifica ma lavorai molto su di me. Ho studiato la tromba. Devi fidarti dei tuoi compagni.

Gli butta lì delle cose concrete per risvegliarlo e sollecitarlo e pian piano Eric si muove: si rade, pulisce casa, cerca di mettere in riga i ragazzi aiutato dagli amici,  si allena anche fisicamente con il trainer Cantona. Pian piano riacquista fiducia in sé,  si incontra con la moglie  iniziando a ricucire il rapporto.

Accade il fattaccio, durante il primo pranzo con Lily, figlia e i figliastri, la polizia perquisisce la casa alla ricerca di una pistola del figliastro. Un malavitoso tiene in scacco il figliastro e il bomber  apparendo dice ad Eric: Non pensi che potresti dirlo ai tuoi amici fidati? E con gli amici parte l’Operazione Cantona per affrontare il bandito. Ma queste scene non ve le spoilero. Si va poi per l’happy end.

Catalogato come commedia, lo è alla fine, ma per il resto vi è il percorso umano e psicologico di Eric con l’ex calciatore che consiglia e lancia ami, forse in maniera troppo didattica.

Sicuramente la pellicola  rispecchia l’esperienza personale di Eric Cantona, è sua l’idea del film di cui è anche produttore. Essere amati e avere amici che ti sostengono e ti accompagnano nei momenti di depressione è fondamentale, ma davanti a questo male oscuro ci vuole forza e pazienza, che non nascono a tavolino.

Ritengo che il film dia degli spunti positivi anche se riduttivi. Non mi occupo di psichiatria o psicologia, ma butto un sasso. Anni or sono ho letto casualmente e faticosamente qualcosa di Rudolf Allers (andate a vedere chi è), dove pone anche l’accento sull’educare a riconoscere la propria insufficienza costitutiva e da qui la necessità di apertura verso Altro per riscoprire e recuperare la propria dimensione creaturale.

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