Come ha ben ricordato ieri il direttore della Civiltà Cattolica, Padre Antonio Spadaro, la musica di Franco Battiato era legata al divino: non tanto per un’etichettatura “confessionale” ma per quanto evocato in chi produceva quella musica – il geniale artista scomparso ieri a 76 anni – e in chi sopratutto ascoltava quei brani, quelle note e quei pensieri. Oggi su “La Verità” lo scrittore Marcello Veneziani punta proprio sul lato “evocativo” di Battiato per celebrarne degnamente il commosso ricordo: «il miracolo di Franco Battiato è stato quello di far nascere dall’incontro tra la musica e la spiritualità, una creatura unica, ibrida e ironica: la mistica leggera, il pop, il rock, le canzoni d’amore; dall’altra l’attrazione per il sacro, per il lontano, per l’invisibile. E nel mezzo una struggente nostalgia dell’amor perduto e del cielo invocato, la nostalgia del divino e dell’eterno». Non un filosofo, ma un geniale cantante lo definisce ancora Veneziani, estasiato da quell’aurea di incredibile “sperimentazione” che accostava la musica di Battiato alle alte sfere della spiritualità.



IL ‘MIRACOLO’ DI FRANCO BATTIATO

Ci sono “tanti” Battiato, e si potrebbe stare qui ore ad elencarli: per chi vi scrive però, l’accento dato oggi da Veneziani resta forse quello più acuto nel cogliere la grandezza dell’opera di Franco Battiato, «Quello che canta l’amore e la nostalgia che fustiga il potere e il degrado sono gradini per avvicinarsi al culmine del suo canto, il Battiato che loda L’Inviolato e l’Uno al di sopra del bene e del male». Un artista che per scelta va a cercare il sacro e i suoi maestri, oltre ai mondi “remoti” di costante ricerca di quella nostalgia “divina”. La base della sua spiritualità, racconta lo stesso Battiato, è nel cattolicesimo dell’infanzia a cui si sono aggiunte poi le esperienze spirituali sufi, zen e un po’ di platonismo: Veneziani lo chiarisce bene su “La Verità”, Battiato non ha preconizzato la “Super religione” di cui oggi si parla e tratta, dove l’unico esito è il culto dell’umanità omologata. Tutt’altro: «ogni tradizione spirituale è una freccia scagliata verso l’alto, diverse le provenienze e le traiettorie ma Uno è l’obbiettivo congiunto e supremo». Anche solo per questo, un piccolo “miracolo” quotidiano e laico compiuto dal cantante che amava Gaber e studiava Plotino.

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