Il mondo dietro di te (Leave the World Behind) è un filmone in tutti i sensi, per qualità e per durata, co-prodotto da Netflix con la casa di produzione di Barack Obama e moglie che si sono confrontati con il regista Sam Esmail. Questi si è elevato agli altari per aver creato, sceneggiato, diretto e prodotto la serie tv Mr. Robot, quattro stagioni con un successone internazionale.



Il cast del film è stellare.

Julia Roberts/Amanda Sandford, può fare tutto, Oscar per Erin Brockovich – Forte come la verità (2000). Interpreta una donna in carriera nevrotica che afferma: -Odio la gente.

Ethan Hawke/Clay Sandford, come la Roberts, completo, sempre in ascesa. Professore, marito di Amanda, pacione, accomodante, non vuole avere rotture di balle.



Mahershala Ali/G.H. Scott, due Oscar, Moonlight (2016) e Green Book (2018), anche lui può dare ancora molto. Ricco professionista che gestisce il grano di personaggi potenti, padrone della villa affittata da Amanda.

Kevin Bacon/Danny, infaticabile con una filmografia interminabile senza vette ma costante. L’antipatico che pensa solo a salvare se stesso.

Myha’la Herrold/Ruth Scott, giovane attrice con qualche film, figlia di G.H., se la tira vista la posizione sociale, ma è insicura.

Poi ci sono i figli dei Sanford, l’adolescente Archie che vede solo la gnocca e Rose bimba dodicenne precoce.



Amanda, con famiglia al seguito, affitta una villa al mare per alcuni giorni, obiettivo rilassarsi e fuggire dalla vita frenetica di New York.

Sole, spiaggia, ma all’orizzonte appare una nave container che pian piano arriva ad arenarsi sul bagnasciuga tra il fuggi fuggi generale.

È quasi notte quando squilla il campanello di casa con G.H. Scott e la figlia vestiti da sera, arrivano da NY dove sembra ci sia un black-out. Freddezza da parte di Amanda, disponibilità da parte di Clay.

Intanto la tv non funzia, neppure il telefono e internet. La piccola Rose piagne perché non può vedere l’ultima puntata della sua serie preferita: La serie tv mi fa sentire felice.

La mattina seguente G.H. si reca sulla spiaggia e vede dei rottami di aereo e uno steward morto. Mentre si trova lì, un aereo di linea cade in mare.

Clay esce in auto per arrivare al primo posto abitato e intravvede una coda di auto. Sono tutte Tesla che si son tamponate senza persone a bordo perché con guida automatica, ne arrivano altre e si scentrano con quelle ferme, mentre lui spaventassimo le evita in gimcana.

Si ipotizza un hackeraggio che ha dismesso tutte le comunicazioni.

In giardino appaiono dei branchi di cervi mentre in piscina si bagnano dei fenicotteri. Un frastuono ipersonico costringe gli occupanti della casa a rintanarsi.

Il black-out continua, G.H. dice ciò che ha visto in spiaggia e racconta che un suo cliente potente e famoso gli aveva dato indicazioni di spostare tutti i suoi denari. L’ansia e l’angoscia aumenta insieme all’impotenza. Rose continua a lamentarsi per il finale della serie tv che non è riuscita a vedere e ne cita un’altra in cui un uomo veniva avvisato dell’alluvione in corso ma non tenendone conto annegava: Io non voglio aspettare.

Cercano aiuto da Danny/K. Bacon per delle medicine e scoprono con amarezza che l’uomo nei momenti di paura pensa solo a se stesso.

E mentre le due donne intravvedono esplosioni su New York, la piccola Rose entra nel rifugio bunker di una villa disabitata trovando tantissimi generi alimentari e il dvd della puntata finale della serie tv preferita.

Cosa sarà successo nel mondo?

Il finale resta aperto ma minaccioso.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 2020 di Rumaan Alam. La pellicola è stata catalogata come catastrofica, ma non c’è nessuna esplosione nucleare o sconquassamento terrestre e non vi è nessun eroe che salva il mondo. Ci sono delle persone che sono impaurite, non sanno ciò che accade, non hanno notizie o possibilità di comunicazione. In tale situazione giudichiamo catastrofico un mondo senza tv, internet, google maps, un mondo digitale e globale che ormai ci governa e senza di essa siamo a piedi nudi sui carboni ardenti. La tecnologia di colpo scompare e tutto cambia, la natura si ribella con cervi e fenicotteri che paiono aggressivi.

Le persone s’angosciano e hanno paura. Del presente e soprattutto del futuro.

È un film di due ore e venti che prende per la tensione che costantemente cresce. Perché mi è piaciuto? Pone delle riflessioni e domande importanti sull’esistenza, ma ne parlo più avanti.

Cinematograficamente ricalca a piene mani i film di Alfred Hitchcock sia sotto l’aspetto tecnico che per la narrazione.

Il movimento della cinepresa in un unico piano sequenza che riprende le persone viste dall’alto in cucina e poi segue Amanda che esce in giardino; insieme al movimento a dolly dalle stanze al primo piano fino alla taverna, ci ricordano La finestra sul cortile. I cervi schierati in posizione di attacco, i fenicotteri usurpatori della piscina che incutono timore e le Tesla che arrivano a manetta e si tamponano ci rievocano Gli Uccelli. Abbiamo poi la citazione palese di Intrigo Internazionale con Clay in auto inseguito da un drone che lancia volantini (ma si scoprirà dopo) come Cary Grant inseguito in una landa desolata da un biplano.

L’avvicinarsi alla spiaggia del cargo ci introduce da subito a una tensione che diventa ansia esplicitata dagli sguardi e i primi piani, tipici di Hitchcock, con camera fissa inframmezzati dalla nave che diventa sempre più grande e minacciosa.

Così anche la scena dei cervi che muti, fermi e minacciosi circondano Amanda e la figlia di G.H. con il conseguente urlo terrificante della prima.

Non voglio esagerare, ma anche i titoli di testa del film ci riportano a Saul Bass che lavorò con Hitchcock per tre film.

Il film è una riflessione sul fatto che nel bene e nel male siamo dipendenti dalla tecnologia. Il punto è chi la gestisce, come opera e perché.

Da ricordare che la rete internet fu inventata per scopi militari e poi divenne business. Segui sempre i soldi, diceva un magistrato, intuizione che vale anche per l’applicazione della digitalizzazione. Visto al negativo: il dark web, la pornografia, le scommesse on-line,Tik tok, gli influencer e altro. Ma in tutto questo l’uomo che ci sta a fare?

Esempio. Prima ancora che arrivasse Whatsapp (una genialata sotto l’aspetto tecnico) gli sbarbati chattavano con gli sms, digitavano velocissimi ma la loro scrittura era fatta (ancor oggi con Wapp) con abbreviazioni in lingua che abituavano a non scrivere correttamente. Chiesi a una psichiatra dell’età evolutiva se stessero approfondendo il problema. Risposta: non fregava un jazz a nessuno e non si pensava alle conseguenze.

Se salite in metropolitana contate quanta gente legge un libro e quanti guardano minchiate sul cell. L’intelligenza dell’uomo ha inventato tutto ciò, ma perché non venga distorta la nostra vita ci vuole un’educazione per l’utilizzo delle risorse create. E qui adesso… siamo fuori dal mondo.

Ora si parla moltissimo di AI – Intelligenza Artificiale, creata da anni ma ormai sempre più invasiva. Mi sovviene una considerazione: si crea ma non si approfondisce mai il soggetto che inventa, l’uomo e il suo intento, ma poi si cerca di correre ai ripari quando il fine diventa opprimente.

A tal proposito vi lascio con un consiglio: leggete un articolo interessante, L’AI he tipo d’uomo troverà sulla terra? di Vittorio Di Tomaso e Stefano Storti.

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