Fu soprannominato “Travoltino della Val Polcevera” per quella la sua passione per il ballo che lo accomunava al personaggio Tony Manero de La febbre del sabato sera, ma in questa storia non c’è niente di leggero o di artistico. Lui è Maurizio Minghella, ribattezzato “mostro di Genova” o “killer delle prostitute“ per aver seminato sangue e orrore con diversi omicidi commessi tra gli anni ’70 e i 2000.
Delitti per i quali è ricordato come uno dei serial killer più spietati della storia italiana, avvenuti a cavallo tra le sue molteplici vite. Un giorno in pretura affronta il caso con una puntata dedicata al processo a carico di Maurizio Minghella, in onda sabato 9 novembre, in seconda serata, su Rai 3.
Mostro di Genova: i primi omicidi di Maurizio Minghella
La storia criminale di Maurizio Minghella gli è valsa il terribile titolo di assassino seriale tra i più sanguinari del nostro Paese. Una scia di omicidi sconvolgente – in parte consumata mentre si trovava in semilibertà nonostante la condanna per l’uccisione di quattro giovani donne – e l’ombra di un coinvolgimento in diversi cold case hanno reso il suo profilo tristemente noto alle cronache ancora prima di quello, altrettanto scioccante, del serial killer Donato Bilancia.
Maurizio Minghella è nato a Genova nel 1958, ex pugile dilettante con un passato da piccolo criminale e frequentatore di balere come anticamera alla “svolta” da pluriomicida. La sua prima vittima, nel 1978, fu una 20enne, Anna Pagano, ritrovata senza vita con il cranio fracassato, a nord del capoluogo ligure, e un pennarello conficcato nel corpo. Sulla schiena, la scritta “Brigate rose”, una falsa rivendicazione con errore ortografico considerata immediatamente un tentativo di depistaggio dell’assassino proprio nei giorni roventi del rapimento di Aldo Moro. Il secondo omicidio vide vittima Giuseppina Jerardi, uccisa con modalità simili. Poi la 14enne Maria Catena Alba, assinata nell’estate del 1978. La più giovane delle vittime di Minghella, strangolata e legata ad un palo. Inizialmente si pensò a un delitto passionale, ma il ritrovamento di un’altra donna morta in quelle zone, come le altre stuprata e poi strangolata, portò l’indagine in direzione del serial killer.
Il mostro di Genova: Maurizio Minghella, assassino in semilibertà, tornò a colpire
Il corpo era quello di Maria Strambelli, 20 anni, trovato in un fosso. A morire per mano del mostro di Genova, poi, fu Wanda Scerra, trovata senza vita in una scarpata. È a quel punto che un testimone lo avrebbe indicato come sospettato, riconoscendo il “Travoltino” nel ragazzo che l’avrebbe caricata in auto prima del delitto. Arrestato, processato e condannato all’ergastolo, Maurizio Minghella si disse innocente ma le prove erano tutte contro di lui.
Trascorsi 16 anni in carcere, nel 1995 al mostro di Genova fu concessa la semilibertà perché ritenuto un detenuto modello. Regime nel quale tornò a colpire, assassinando altre donne per un totale, riconosciuto, di otto omicidi commessi tra il 1978 e il 2001. La provincia stavolta era quella di Torino, dove si trovava per via della carcerazione. Prima una prostituta e poi un’altra, Fatima, violentata e strangolata. La terza donna di questa seconda serie di delitti fu assassinata pochi mesi dopo a Rivoli. Seguì una quarta vittima e, nel 2001, l’ultima: Florentina Motoc, detta Tina, brutalmente uccisa e gettata in un canale.