L’Italia prepara il piano in nove punti per arginare il fenomeno degli sbarchi sulle coste del nostro Paese, destinate ad aumentare nei prossimi mesi. In particolare, l’esecutivo ha come obiettivo distribuire la gestione dei flussi con gli altri Paesi europei, rafforzando al contempo il dialogo con gli Stati nordafricani e quelli coinvolti nella cosiddetta rotta balcanica. I nove punti del piano saranno presentati domani durante il vertice a Palazzo Chigi.
Come annunciato dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani, la prima questione da affrontare riguarda il nord Africa e in particolare la Tunisia, rilanciando i rapporti strategici con questo Paese che sta attraversando una crisi economica e sociale e che è però in grado di porre un freno alle partenze verso l’Italia. Un dialogo, questo, che coinvolgerà anche l’Unione Europea. Massima apertura al dialogo anche con l’Egitto nel secondo punto del piano, in quanto aumentano le partenze da Bengasi e Tobruk. Il terzo punto individuato dall’esecutivo prevede l’istituzione di patti con i Paesi di provenienza dei migranti che sbarcano sulle coste italiane. Tra i patti attivi a fine marzo, il Corriere della Sera segnala quelli con Costa d’Avorio, Guinea, Pakistan, Bangladesh, Tunisia, Egitto, Camerun, Siria, Mali e Burkina Faso.
Piano contro gli sbarchi, le proposte dell’Italia da attuare nei confini nazionali
Il piano per contenere gli sbarchi prevede anche alcuni interventi non soltanto in concerto con gli altri Stati, ma anche all’interno dei confini italiani. L’esecutivo intende infatti ridurre il più possibile i fattori che rendono “attraente” l’Italia, con l’obiettivo di rendere più complesse le procedure per la protezione speciale, anche se su questo tema la Consulta si era già espressa bocciando le norme contenute nei pacchetti sicurezza. Il governo intende anche aumentare i rimpatri, stringendo intese con Tunisia, Costa d’Avorio, Egitto e Gambia, ma anche di Niger, Guinea, Mali, Camerun, Burkina Faso, Bangladesh e Pakistan, perché riaccolgano i propri cittadini sbarcati in Italia pur essendo irregolari e dunque soggetti a espulsione.
Sul territorio italiano, l’esecutivo intende ampliare le strutture per assistere i migranti, come per esempio in Sicilia e Calabria, per velocizzare le procedure verso altre Regioni oppure di espulsione. Il piano contro gli sbarchi prevede anche l’apertura di almeno un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in ogni Regione. L’Italia intende coinvolgere l’ONU in progetti di lavoro e di sostegno familiare nei Paesi di origine, in modo da favorire i rimpatri volontari. Si guarda anche al rafforzamento dei rapporti con Croazia e Slovenia per limitare il numero di migranti in arrivo dalla rotta balcanica.