Sulle pagine di Famiglia Cristiana si è affrontato lo spinoso tema della sanità italiana grazie all’intervento del ministro Orazio Schillaci, che ha parlato del piano che il governo ha in mente. Appare evidente, infatti, che il sistema sanitario da anni versa in una crisi di cui apparentemente non si è parlato abbastanza, fino almeno all’arrivo del covid che ha scombinato le carte in tavola evidenziandone tutte le strutturali e profonde criticità.
Secondo il piano che Schillaci avrebbe in mente per la sanità italiana, spiega lui stesso a Famiglia Cristiana, occorre lavorare soprattutto su “risorse adeguate e personale sufficiente. Il Pnrr assicura fondi per le infrastrutture, dobbiamo fare in modo che il cittadino, quando si rivolge alle strutture territoriali, trovi risposte immediate e appropriate”. Investimenti sui territori, insomma, che però non esulano, secondo il piano che Schillaci ha esposto per la sanità italiana, dal migliore anche “l’attrattività degli ospedali e del Servizio sanitario nazionale. Credo che si debbano migliorare le condizioni economiche di tutto il personale. E poi occorre rivedere il modello organizzativo“, al fine di avvicinare i giovani al lavoro pubblico.
Il piano Schillaci per la sanità: i punti chiave
Insomma, il piano di Schillaci per migliorare la sanità italiana lavorare, soprattutto, sulla territorialità e sulle condizioni economiche degli attuali lavoratori. Tuttavia, “Le priorità sono diverse: come già detto, realizzare compiutamente la riforma del territorio; potenziare l’assistenza domiciliare; aumentare le risorse per sopperire alla carenza di medici frutto di scelte sbagliate del passato; interventi sulle liste d’attesa e sui pronto soccorso”.
Punto focale, però, rimane la carenza dei medici, e il piano di Schillaci per la sanità prevederà anche interventi in questo senso. “È necessario, all’interno di un numero programmato, aumentare gli ingressi in Medicina. Ci deve essere poi una migliore programmazione anche per le borse di specializzazione”, tutto al fine di evitare, da un lato, che i medici specializzati scelgano di lavorare nel privato, e dall’altro che i giovani lascino l’Italia. Infine, in merito all’autonomia differenziata, il piano che propone Schillaci per la sanità e di far si che il Ministero abbia “un ruolo guida per affiancare le Regioni in processi virtuosi e far sì che quelle che sono in maggiore difficoltà possano trovare lo spunto per migliorare ciò che offrono”.
Ricciardi: “Non si parli di autonomia differenziata”
Sempre sulle pagine di Famiglia Cristiana, dopo l’intervento del ministro Schillaci che ha esposto il suo piano per la sanità italiana, è stato intervistato anche Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Roma. Sulla carenza degli specialisti parla chiaro, “se ne esce con modi complessi: accelerando i percorsi di assunzione nel Ssn e quindi dando più soldi alla sanità: almeno 5-6 miliardi l’anno per i prossimi 5-6 anni”. Secondo Ricciardi, infatti, quello che sta colpendo la sanità italiana “è un problema strutturale” che si risolve solamente attraverso finanziamenti adeguati. Per la vecchia diatriba tra pubblico e privato, il professore suggerisce di “uscire da una definizione generica come è ora e distinguere, schillaci in maniera trasparente e dando responsabilità precise”. Inoltre crede che l’autonomia differenziata potrebbe essere un problema, che esporrebbe ulteriormente il ssn a contraccolpi, accentuando la già profonda differenza tra le sanità regionali.