In seguita alla formalità governativa per cui Giorgia Meloni è stata nominata prima il signor presidente, poi solamente il presidente, negli atti di nomina della nuova carica, il web è impazzito. Al punto che Giorgia saggiamente, anche alle provocazioni in aula, ha risposto con un: “Chiamatemi come volete, anche Giorgia”. Al di là della forma, sembra sottolineare il-la nuova presidente(ssa) del Consiglio dei Ministri, sono una persona e così vado trattata nella mia nuova carica: senza accezioni (ed eccezioni) sessuali. Al di là dal fatto che io gioisco che una donna sia stata finalmente eletta a capo del governo, restano accanite femministe che si schierano contro di lei, dicendo che la sua maniera di proporsi fin da subito è quella di farsi circondare da un pannello di collaboratori strettamente maschi e, ovviamente, di Destra.



La Destra vista come una minaccia reazionaria al limite del fascismo, con un concetto arcaico di famiglia dove la donna è costretta a restare a casa a preparare il mangiare come una pubblicità degli anni Venti, è lo spauracchio attuale delle femministe e della Sinistra che si definisce liberista e borderless. E a una Meloni che risponde in aula “le sembro un passo dietro agli uomini, io?” dalla sua cattedra di potere, segue uno stuolo di donne che grida all’oltraggio, definendosi offesa dalla discriminazione che quell’articolo al maschile porta con sé, laddove la presidentessa avrebbe dovuto sottolineare la conquista femminile e lo sfondamento del fatidico tetto di cristallo.
Ora, da donna, vorrei dire che ultimamente quando mi trovo in un convegno di soli uomini esprimo io stessa il desiderio di essere trattata da uomo, il che significa che se chi mi attornia si riferisce a me come se fossi un uomo, evita automaticamente di chiamarmi con i soliti diminutivi e nomignoli zuccherosi, che nel business stonano. La Meloni probabilmente intende attuare proprio questo intento quasi a dire: quando vi rivolgete a me siete di fronte a una carica, un seggio, una persona, non a una donna o a un uomo.



IL PRESIDENTE O LA PRESIDENTE(SSA)? CI VORREBBE IL NEUTRO…

Paradossalmente, non esistendo il neutro in italiano, il presidente ambisce proprio a questa neutralità che in altre lingue già è espressa naturalmente. Non a caso nei siti inglesi si è costretti a specificare che in italiano l’articolo può esser declinato al maschile e al femminile, mentre in inglese maschile e femminile e neutro restano sempre un indeterminato ‘the’. ‘The president’ in inglese è sia ‘la’ che ‘il presidente’, cosa che in italiano può esser possibile solo se si mette il famoso quanto sgangherato asterisco al posto della ‘a’ o della ‘o’ finale. Soluzioni che non riescono comunque ad equiparare la spontanea democrazia linguistica inglese: con ‘the teacher’, ‘the musician’, ‘the artist’, ‘the poet’, ‘the astronaut’ e così via, la differenziazione dei sessi è già cancellata da secoli.



La tendenza a uniformare tutto e smussare le differenze dei generi maschili e femminile odierna, per cui si può decidere di esser maschi o femmina e di usare un bagno o l’altro a seconda del proprio orientamento sessuale, in realtà è molto più discriminatoria di un naturale e dolce indistinto di persona, che ci accomuna tutti come genere umano. Trovo molto strano che le stesse persone che proclamano la libertà di scelta del proprio sesso si scaglino contro una Meloni che invece non si interessa a questa differenza, che dice “chiamatemi come volete” e per cui è più importate affermare il proprio ruolo o mestiere che la propria identità sessuale. Identità utile quando devi dire “sono madre”, “sono moglie”, ma non “sono capo del governo”.

“IL” O “LA” PRESIDENTE(SSA): LA FEMMINILITÀ ARRIVI NON SOLO NELLA FORMA, MA ANCHE NELLA SOCIETÀ

In questa prospettiva speriamo comunque che, al di là della forma, la femminilità arrivi anche nella legge e nel modo di porsi verso una società ancora impostata al maschile. Doti come la collaborazione, l’empatia, la solidarietà piuttosto che la competizione, l’antagonismo e la divisione, sono tipici di una visione femminile ed è qui che si vedrà veramente se Giorgia Meloni potrà innovare questo nuovo governo. Il tetto di cristallo non sarà tanto rotto dalle donne, ma da chi saprà portare questa idea di femminilità sulle cattedre del potere, in modo che la società smetta di ricorrere al riarmo e risponda mascolinamente in termini di guerra ad ogni minaccia.

La visione pacifica e ghandiana della vita che è tipica della donna può venire anche da un uomo, non occorre dichiararsi ginecologicamente uomo e donna per portare un pensiero femminile nel mondo. Ed è questo il vero superamento delle differenze e la vera filosofia gender, che non si attacca a un semplice cambio di sesso o di articolo, ma che celebra la libertà interiore di scegliere come pensare, al di là delle definizioni limitate e limitanti del nostro corpo.