È stato il giorno di Gaspare Spatuzza, il picciotto condannato per sette stragi e 40 omicidi che ha deposto al processo d’appello di Torino contro Marcello Dell’Utri. Grande attesa per le sue dichiarazioni che dovevano mettere la coppola in testa a Silvio Berlusconi.

In effetti il collaboratore ha parlato del premier, ma in un contesto di «sentito dire»: una chiacchiera in un bar di via Veneto, un pomeriggio di 15 anni fa, un colloquio con un’altra anima candida, il boss Graviano, il quale disse «che avevamo ottenuto tutto questo e quello», e gli fece «i nomi di due soggetti, di Berlusconi, quello del Canale 5, e di un nostro compaesano, Dell’Utri». «Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani». E grazie alla serietà di questo pluriergastolano che accusa un capo di governo senza prove, l’Italia è tenuta in scacco.

Quale peso ha dato la politica a queste dichiarazioni, che avrebbero dovuto terremotare il governo Berlusconi? Guardiamo all’opposizione. Le agenzie di stampa segnalano due richieste di dimissioni del premier sulla base della deposizione di Torino: le hanno avanzate Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. Praticamente due signori «zero virgola» che approfittano di «u Tignusu» per guadagnare un po’ di visibilità. A parte loro, nessun altro di è fatto avanti.
 

 

 

Inaspettatamente, non ha chiesto le dimissioni del Cavaliere nemmeno il più acceso fan del giustizialismo, Antonio Di Pietro, che anzi è rimasto in religioso silenzio. Concetto ribadito dal suo capogruppo alla Camera: «La politica taccia e lasci lavorare la magistratura», è stato il monito di Massimo Donadi.
 
Pierluigi Bersani, che si trovava proprio a Torino per un convegno, ha parlato di tutto, riforme e crisi, alta velocità e «No-B day» odierno (al quale non parteciperà, ma il presidente del Pd Rosi Bindi sì), tranne che di giustizia: «Non mi si faccia fare il magistrato, ne ho già tanti di mestieri da fare, tanti tranne quello», ha detto.
 
Delusi anche i giornalisti stranieri calati in Piemonte per l’occasione. La corrispondente dell’agenzia americana Dow Jones ha confessato all’Ansa di aver «atteso per ore di scrivere qualcosa: i miei editor di Londra aspettavano che dalle parole di Spatuzza uscisse una qualche notizia».

Il basso profilo di Pd e Idv (a differenza della sinistra estrema) è la dimostrazione che quella mafiosa si sta rivelando una pista inaffidabile per provocare la crisi del governo. Non la cavalcano per timore di trasformare il processo Dell’Utri in un boomerang micidiale. Paradossalmente, è più il centrodestra che enfatizza Spatuzza, sia pure in negativo.

D’altra parte, i «sentito dire» di «u Tignusu» stanno paralizzando il Paese e riscontri non ne hanno trovati né i magistrati né la batteria di giornalisti investigativi alla Travaglio.
È proprio una brutta faccenda, quella dell’ergastolano convertito ma non pentito.