Con l’approvazione quasi unanime del decreto sicurezza (privo della normativa sulle ronde e dei provvedimenti sui centri di accoglienza) e con l’accordo sulla data del referendum, Silvio Berlusconi ha disinnescato le mine più pericolose delle ultime settimane. Mentre la Lega è rientrata nei ranghi dopo minacce più o meno realistiche di crisi di governo, anche l’opposizione – «per senso di responsabilità», secondo il senatore democratico Felice Casson – ha votato un testo che qualifica l’azione dell’esecutivo. Colpo doppio per il Cavaliere.
La «legge di Murphy» dice che se qualcosa può andare male, lo farà: sembra invece che Berlusconi abbia anche il potere di smentire questo detto. Tutto gli va bene, al punto che l’altro giorno, all’incontro riservato con 25 aspiranti deputate europee del Pdl, ha sfoderato un sondaggio che lo incorona leader politico più amato del pianeta, più di Lula, di Obama e del premier polacco; soltanto il 25 per cento degli italiani non ha fiducia in lui. Un consenso destinato a consolidarsi visto che per la prima volta Berlusconi parteciperà alle manifestazioni del 25 Aprile, in Abruzzo. E a Onna il premier avrà al fianco il capo dell’opposizione, Dario Franceschini. La pacificazione, il dialogo, il confronto tra i due schieramenti passano anche da questi gesti simbolici di rottura con un passato in cui il leader del centrodestra aveva considerato quella della Liberazione come una festa di parte. E il merito della ritrovata concordia nazionale andrà tutto a Silvio Berlusconi.
Dov’è finito il leader da barzelletta, il Cavalier Banana, l’uomo del conflitto di interessi, il mafioso amico dello stalliere Mangano, l’imbarazzante «gaffeur» dei vertici internazionali? Il centrosinistra l’ha seppellito nel dimenticatoio. Il ranocchio è diventato un principe azzurro che non smette di chiedersi: «Sondaggio, sondaggio delle mie brame, chi è il più bello del reame?». Berlusconi pigliatutto è una specie di Re Mida, in questo periodo quello che tocca si trasforma in oro, ogni cosa gli va dritta. Può permettersi lussi mai visti. Può concedersi la libertà di lasciare al suo posto il Santoro di «Annozero» e rinviare il cambio di direttori delle testate giornalistiche Rai, a tal punto gli si sono avvicinati quelli nominati dal centrosinistra prodiano.
Addirittura può organizzare sedute di aggiornamento politico per avvenenti «miss Europarlamento» senza che i suoi avversari battano ciglio. Facce nuove, volti giovani è il motto di Berlusconi che recluta attrici, annunciatrici e bellezze del «Grande Fratello». Funzionerà anche questa trovata. Dalle parti di Franceschini, infatti, non sanno far di meglio che schierare personaggi a fine corsa come Sergio Cofferati, pezzi d’antiquariato come Luigi Berlinguer, disoccupati illustri come il sindaco uscente di Firenze Leonardo Domenici, ex assessori bassoliniani come l’ex dc Pasquale Sommese, e seconde file in ribasso come Francesca Barracciu, segretaria del Pd sardo travolto dal crac di Soru. E mentre si decidono le liste, Massimo D’Alema festeggia i suoi primi 60 anni prendendo il largo sull’Icarus.
Veltroni è sparito, Prodi affondato, D’Alema in barca, gli intellettuali fanno a gara a chi diventa berlusconiano prima degli altri, i giornalisti Rai corrono a riposizionarsi, imprenditori e commercianti pregano solo San Silvio, i banchieri gli si prostrano ai piedi. Quelli che si ostinano a contestarlo, da Santoro a Di Pietro ai capi della Fiom, lo fanno con il tono delle zitelle inacidite. Il centrosinistra è passato da un estremo all’altro: era graniticamente antiberlusconiano fino a qualche mese fa, ora invece è preda del timore di muovere anche il minimo appunto all’operato del Cavaliere. Dov’è finita l’opposizione? Le prossime europee potrebbero ridimensionarla ancora. Ma la sinistra punta a suicidarsi prima.