Con grande solerzia ed encomiabile scrupolosità, nelle ultime 48 ore uno squadrone di ottimi colleghi giornalisti si è dedicato a tratteggiare i curriculum delle aspiranti candidate a un seggio nel Parlamento europeo in quota Popolo della libertà. Ormai sappiamo tutto di veline, attrici, troniste e modelle pronte ad accaparrarsi uno degli ultimi posti in coda alle liste berluscon-finiane; non che ci fossero grandi segreti prima, ma ora sono caduti anche gli ultimi veli.



Abbiamo anche avuto il piacere di conoscere il volto e il pensiero della diciottenne di Napoli il cui ingresso nella maggiore età è stato festeggiato domenica notte dal presidente del Consiglio, suscitando il disappunto della moglie. Indispettita, la signora Veronica, perché «lui non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli, pur essendo stato invitato». Non sapeva ancora, la consorte di Berlusconi, che la fresca e bella Noemi Letizia chiama «papi» il premier.



Parallela alla trasformazione di tanti quotidiani in rotocalchi rosa, è scattata anche un’«operazione moralità», un classico in questi casi. Dalla sinistra all’Udc, Berlusconi è stato attaccato perché «premia l’aspetto, non la competenza», «strumentalizza la bellezza femminile», «ignora la fatica delle donne italiane», e via dicendo. A questo campionario di moralismi questa volta si è unito anche un pulpito insospettabile, cioè la fondazione Farefuturo: presidente Gianfranco Fini, segretario Adolfo Urso, direttore editoriale Angelo Mellone, direttore scientifico Alessandro Campi. Uno dei «think tank» del centrodestra italiano. Un «pensatoio» che ha pensato bene di attaccare pesantemente il «velinismo» berlusconiano.



E’ un moralismo stucchevole, perché in realtà tutti i partiti hanno seguito Berlusconi nell’irrobustire la «mediaticità» delle liste: l’Udc candida Emanuele Filiberto di Savoia, recente vincitore dello show Rai «Ballando con le stelle»; la faccia nuova del Pd a Firenze, Matteo Renzi, ex concorrente della «Ruota della fortuna», schiera una bellissima «Schedina» di «Quelli che il calcio» mentre il Pd continua la consolidata tradizione del Pds-Ds di riempire le liste della sinistra con famosi mezzibusti Rai: dopo Santoro, la Gruber, Badaloni, Marrazzo, adesso tocca a David Sassoli. In più, incurante della grandinata di critiche, Dario Franceschini ha equivocato l’idea di «serietà» con quella di «vecchiaia» e ha richiamato in servizio ex ministri, ex deputati, ex intellettuali.

Sulle candidature femminili del Pdl si è riversato anche il malumore di Veronica Lario, «first lady» di Arcore dall’immutabile bellezza, la quale da tempo non è più l’attricetta che rubò il cuore del giovane Silvio. Eppure le «berluschine» sono laureate, parlano le lingue e militavano da tempo in Forza Italia. Ma per andare in Europa dovevano assomigliare a Tina Anselmi, Franca Falcucci, Rosi Bindi o Margherita Hack, classe 1922, «novità» elettorale di Oliviero Diliberto. «Ciarpame senza pudore», ha detto la signora Berlusconi. Saremo maschilisti, ma a noi piace ricordare (come ha fatto Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri) una strofa di Giorgio Gaber nella canzone Destra Sinistra: «Una donna emancipata è di sinistra / riservata è già un po’ più di destra / ma un figone resta sempre un’attrazione / che va bene per sinistra e destra».