La calma dopo la tempesta, verrebbe da dire. La burrasca che da mesi ha macinato escort e minorenni, foto rubate e veline, imbarazzi e voci di clamorosi ribaltoni politici, sembra sia placata. Il presidente del consiglio ha messo in campo tutta la sua capacità di “moral suasion” (a suo dire, l’unico potere che la Costituzione gli assegna assieme a quello di redigere l’ordine del giorno del consiglio dei ministri) ottenendo che il coro polifonico a lui ostile si zittisse, almeno per il momento.
Il capo dello stato ha invitato tutti alla prudenza in vista dell’ormai imminente G8 dell’Aquila, e sembra sia riuscito ad avere ascolto. La procura di Bari, che indaga sulle tangenti nella sanità della Puglia rossa e sui paralleli affari equivoci dell’imprenditore Giampaolo Tarantini, ha fatto sapere che l’ipotesi di convocare Silvio Berlusconi è «pura accademia». I maggiori quotidiani hanno ritirato i loro inviati dai fronti più caldi delle inchieste. Il pruriginoso “affaire” barese scivola verso la “pochade” a base di trans, gay e ragazze facili in cerca di pubblicità.
Il presidente Napolitano appare come il garante di questa bonaccia. La sua preoccupazione è quella di evitare ripercussioni sulle istituzioni alla vigilia di un appuntamento così importante. Il segnale di risposta più significativo è quello che giunge dal palazzo di giustizia del capoluogo pugliese, dal quale peraltro in questi giorni non è uscito nemmeno uno spiffero. La marcia di avvicinamento all’Aquila sembra più agevole per Berlusconi, che ha incassato anche la conferma della presenza di tutti i Grandi. I pericoli residui potrebbero arrivare dall’estero, dai giornali stranieri a caccia di scandali e degli scatti sardi che il fotografo Antonello Zappadu non può far circolare in Italia, ma fuori sì.
La tregua servirà anche a Berlusconi per sistemare la propria immagine e magari dedicarsi a chiarire un po’ di questioni aperte nella coalizione. Le elezioni hanno consegnato un Pdl in cui parecchie cose vanno messe a punto, e un governo dove non sono state molte le voci levatesi in questi mesi a difendere il capo. La manovrina economica di qualche giorno fa è stata criticata anche nel centrodestra (per esempio da Giuliano Ferrara) e il consistente calo annunciato delle entrate tributarie fa presumere che dovranno essere presi altri provvedimenti, più incisivi.
Ma ci sarà anche tempo per riflettere con più calma sulle polemiche che hanno coinvolto Berlusconi. Due spunti li offre, sia pure senza alcun intervento diretto, Benedetto XVI. Domenica il Papa ha criticato apertamente l’idea di “cattolico adulto” diventato bandiera di ex dc tipo Prodi, Bindi, Franceschini eccetera, i più accaniti difensori della “moralità pubblica” contrapposta all’“immoralità privata” e fautori di una “fede fai da te” libera dal magistero. Invece, dice Ratzinger, «fa parte della fede adulta impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento e riconoscere il matrimonio tra uomo e donna per tutta la vita come ordinamento del creatore». I richiami contro le leggi abortiste e contro le nozze gay suonano come un’indicazione precisa su quali sono le materie su cui misurare i politici.
Giorni prima, Benedetto XVI aveva lodato la figura di Alcide De Gasperi, avviato verso la beatificazione. Lo statista trentino fu di una ineccepibile rettitudine pubblica e privata, tuttavia chiese il consenso elettorale non sulla correttezza del proprio comportamento, quanto sulla dedizione al bene comune. E non nascose mai qual era il fondamento dei valori che promuoveva: parlava del cristianesimo e della tradizione cristiana senza maschere né confusioni.