Bello scherzo ha giocato Vittorio Feltri a Gianfranco Fini, svelando l’esistenza del progetto Generazione Italia e rovinando al presidente della Camera l’effetto sorpresa. Giocando d’anticipo, in qualche modo Feltri ha anche apposto un marchio di fabbrica sul nuovo prodotto politico: «I pretoriani di Fini».

Il numero uno di Montecitorio ha reagito in silenzio allo «scoop» del Giornale. I suoi scudieri, cioè il gruppo legato alla fondazione Farefuturo, sono caduti dalle nuvole. Eppure questa volta, a differenza di altre, Feltri non ha pubblicato un attacco a freddo: ha dato una notizia che cambierà volto al Pdl.

A Fini il partito unico, così com’è, non piace. Dopo le ultime vicende, non piace più neppure a Berlusconi: le inchieste che coinvolgono uno dei coordinatori nazionali (Verdini), il caos nella presentazione delle liste, i litigi sottostanti, le divergenze sui nomi dei candidati. La «fusione fredda» di Forza Italia e Alleanza nazionale non funziona e dopo il voto bisognerà metterci mano.

In campagna elettorale i leader hanno messo il silenziatore ai guai interni; tuttavia Berlusconi ha annunciato la nascita dei «Promotori della libertà» guidati da Michela Vittoria Brambilla. Uno «zoccolo duro» di fedelissimi pronti a prendere in mano il partito: l’acronimo della nuova componente, Pdl appunto, è assai indicativo.

Il ministro del Turismo non aveva avuto grande successo con i Circoli della libertà, lanciati a ridosso delle elezioni e chiusi subito dopo assieme a una tv satellitare che di memorabile ha lasciato soltanto i debiti. Fini si è sentito punto nel vivo ed è passato alla controffensiva. Nonostante le dichiarazioni di facciata (non sarà una corrente, non sarà un’alternativa, non è il preludio a nessuna scissione), Generazione Italia sarà un vero «partito nel partito».

Basta guardare alla struttura già messa in piedi in gran segreto: uno statuto autonomo, un simbolo, un «webmagazine»; prenderà corpo con una mega-convention di due giorni a Perugia l’8 e 9 maggio alla presenza di Fini e senza Berlusconi (che telefonerà), con 1200 delegati tesserati. La data di lancio doveva essere il 1° aprile, subito dopo le elezioni, per evitare l’immagine di un partito ancora più diviso. L’uscita del Giornale accredita invece la versione del radicalizzarsi della «fronda» finiana.

Secondo il progetto di Fini e del suo luogotenente Italo Bocchino, Generazione Italia completerà il lavoro di Farefuturo: la fondazione continuerà ad animare il dibattito delle idee soprattutto con l’esterno, mentre la nuova corrente opererà all’interno del partito con una struttura in grande stile che terrà sotto pressione Berlusconi. Se il Cav si rivolge ai militanti, Fini guarda ai quadri di partito. Se uno mobilita le piazze, l’altro organizza la presenza sul territorio. La «destra di popolo» e la «destra europea» su binari paralleli perché per ora non si vede all’orizzonte chi possa svolgere un ruolo di sintesi.

Generazione Italia sancisce insomma il dualismo nel Pdl, istituzionalizza il braccio di ferro tra i due co-fondatori e cristallizza le recenti tristi immagini (che molti elettori di centrodestra volevano dimenticare) delle liste presentate in coppia da due rappresentanti del Pdl, un ex forzista e un ex An.

 

 

 

Tuttavia la mossa di Fini potrebbe preludere a un altro scenario, diverso da quello dell’eterna contrapposizione: cioè la presa del partito. In 15 anni Berlusconi non ha costruito un partito strutturato, Forza Italia era poco più di un movimento e il Pdl, da quando è stato fondato, non ha mai riunito gli organi statutari. E la struttura ci vuole, per evitare infortuni come quelli delle liste a Roma e per gestire le situazioni troppo tese.

Sarà un lavoro lento, ma Fini e Bocchino hanno davanti tre anni senza elezioni: la prossima scadenza importante è alle politiche del 2013. Quando Berlusconi avrà 77 anni e difficilmente potrà presentarsi per la sesta volta in 19 anni come candidato premier.