Sarà perché l’incertezza stava diventando la parola d’ordine di una campagna elettorale estenuante, o perché i sondaggi iniziavano ad affidare le sorti di questa competizione all’astensionismo e al disinteresse delle persone, ma le parole pronunciate dal Card. Bagnasco a quello che, ironia della sorte, viene chiamato il “parlamentino” dei Vescovi italiani, sembrano in grado di provocare un terremoto.
Sicuramente rimbombano grazie a quel vuoto di contenuti che i due schieramenti hanno buttato in piazza recentemente e interrogano la politica che non ha saputo parlare per troppo tempo che di caos delle liste e di intercettazioni, lasciando in ultimo piano i programmi con cui i candidati avrebbero dovuto presentarsi agli elettori.
Il Presidente della Cei, ieri sera davanti al Consiglio Episcopale Permanente, ha tenuto una relazione molto ricca, che sarebbe ingiusto ridurre alle logiche di parte, e ha toccato i temi più scottanti e le sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare, dalla pedofilia, alla crisi, dalla sciagura che ha colpito Haiti fino a quei “valori non negoziabili” che il Cardinale ha voluto elencare con precisione. «La dignità della persona umana – ha scandito Bagnasco -, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna».
La posizione della Chiesa su queste materie era nota, certo è che l’elettorato cattolico sensibile al richiamo dei vescovi ha in questi ultimi giorni di indecisione un riferimento ancora più certo per fare le proprie scelte. Su questi temi, inutile negarlo, si possono decidere almeno due delle regioni in bilico più importanti come Piemonte e Lazio.
Il centrosinistra al Nord, consapevole di non avere speranze in Lombardia e Veneto, puntava a una riconferma di Mercedes Bresso per arginare l’avanzata della Lega. L’appello di Bagnasco potrebbe però rovinare i piani di chi, come D’Alema, aveva puntato a un alleanza capillare con l’Udc, certo che fosse la strada giusta per vincere. Le giustificazioni di Casini alle alleanze variabili, alla logica del doppio forno e al sostegno di candidati lontani dai propri valori come la stessa Bresso sembrano però convincere sempre di meno. Una perdita di voti dei centristi potrebbe incoronare Cota consegnando a Lega e Pdl l’intero Settentrione.
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Ancor più eclatante, se possibile, il caso laziale. Emma Bonino, candidata radicale e rappresentante di tutto il centrosinistra è il simbolo della lotta dichiarata ai valori che la Santa Sede ritiene “non negoziabili”. Come si comporteranno gli elettori cattolici del Pd non è dato di sapere. Se davanti alla definizione dell’aborto come «delitto incommensurabile» decidessero di affidare il proprio voto all’Udc, anche questa regione potrebbe passare al centrodestra. È a questo punto che arrivano come un macigno le parole di Bagnasco. «In questo contesto – dice il presidente della Cei – inevitabilmente denso di significati, sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale».
Ci pensa dunque il presidente della Cei a rimettere i programmi al centro della politica. La conferma che il Card. Bagnasco ha colto nel segno viene dalla radicale Emma Bonino, che paradossalmente dice il vero quando afferma che si tratta di «un evergreen. Non mi sembra ci sia nessuna novità, sono le solite cose». Infatti Bagnasco ha riproposto i temi che sono da tempo all’attenzione della Conferenza dei vescovi. Fanno fede le due prolusioni più recenti, nelle quali puntualmente le conseguenze sociali e politiche – i «precetti non negoziabili» che si traducono in divieti nei titoli dei giornali – discendono da una preoccupazione fondamentale per l’uomo e dall’esortazione ad una conversione personale. Dei preti, dei laici, dei politici.
La fede è «il vero caso serio della vita» dice all’inizio il cardinale. Ecco perché, rivolgendosi ai politici, Bagnasco dice che si tratta di non disperdere quel patrimonio di valori che ha fatto la forza del paese. Bisognerebbe – sostiene – «scorgere qualcosa di sacro in ciò che fonda ogni società, ossia in quel supporto profondo che si trasmette di generazione in generazione, e che dunque va al di là dei singoli individui, consentendo tuttavia agli stessi di vivere insieme. Per questo, l’esplicarsi nel tempo di questo legame – cioè la politica – ha a sua volta in sé qualcosa di nobile che richiede, da parte di chi vi si dedica, un approccio consono».
Le piazze, che parteggino a torto o a ragione per il Capo dello Stato, o che mobilitino contro il “golpe” o il tentato scippo di segno opposto, sono avvertite.