Silvio Berlusconi è uomo dalle mille risorse che non finirà mai di stupire. L’ultima trovata è di ieri. L’imprenditore che non tollera i «professionisti della politica», il premier che ha dato una svolta alla pratica di governo, il leader che ha stravolto le vecchie formule dei partiti e ha spazzato via le stanche liturgie della prima repubblica, ora si comporta come un Bisaglia o un Fanfani di venerata memoria. Come un bel democristianone d’epoca, ha rispolverato la figura dell’«esploratore» con relativo «mandato esplorativo» dotato di «ampia delega» per «trattare le questioni più spinose sul tappeto».
L’esploratore in questione è Denis Verdini, coordinatore del Pdl. Il suo compito è incontrare Gianfranco Fini e tentare una mediazione tra il presidente del Consiglio e quello della Camera e avvicinare i due leader. Dal Pdl si era levata un’ondata di ironia lo scorso gennaio, quando gli esploratori erano stati riesumati dal Pd, cioè Nicola Zingaretti nel Lazio e Francesco Boccia in Puglia. Allora i due esponenti democratici dovevano mettere pace là dove la sinistra si stava lacerando in vista delle regionali.
L’esploratore democratico (cioè un uomo selezionato dall’apparato che individua il candidato migliore) strideva nel partito che aveva optato per le primarie (gli elettori individuano il candidato) come metodo per scegliere i suoi uomini. Viceversa, l’esploratore della libertà appare meno estraneo al partito costruito a misura di Berlusconi.
A parziale attenuante della svolta vetero-dc c’è il fatto che, secondo voci interne al Pdl, è stato Fini a chiedere di trattare con intermediari. L’invio di Verdini in missione a Montecitorio è giunto al termine di un vertice tra Berlusconi, i tre coordinatori (lo stesso Verdini, Bondi e La Russa), il ministro Matteoli e il sindaco di Roma Alemanno nel quale è stato deciso di affidare il ministero lasciato libero da Scajola a Paolo Romani con Guido Possa vice delegato al nucleare.
A sua volta, il vertice ha chiuso una giornata in cui si sono rincorse voci (infondate) di altri incontri con Fini, mentre la scorsa settimana erano stati due ambasciatori dell’ex numero 1 di An (Moffa e Augello) a farsi ricevere a Palazzo Grazioli. Sta insomma andando in scena un lungo minuetto estraneo alle abitudini del premier, il quale ha probabilmente deciso di «vedere» come al poker il gioco di Fini. Il messaggio di Berlusconi è chiaro: sono disposto a mettere una pietra sul passato nell’interesse del paese e in una difficile congiuntura internazionale. «È il momento dell’unità», dirà oggi Verdini a Fini.
Le premesse non sono rosee: proprio ieri l’inquilino di Montecitorio ha ricevuto lo scrittore Roberto Saviano in un colloquio durato la bellezza di tre quarti d’ora. Hai voglia a dire che l’appuntamento era in calendario da tempo: fatto sta che il co-fondatore del Pdl ha incontrato ed espresso «grande stima» a un signore che nelle ultime settimane ha polemizzato con Emilio Fede, strappato il contratto con l’editore Mondadori (proprietà Berlusconi), replicato duramente a Berlusconi a mezzo stampa nazionale e internazionale. Insomma, Fini ha collezionato l’ennesimo strappino dal suo leader.