Tre giorni ai ballottaggi più drammatici degli ultimi anni. Che scenari si preparano? Non c’è infatti soltanto l’asse Milano-Napoli da considerare, ma anche il risultato di Varese e Gallarate che misurerà lo stato dei rapporti tra Pdl e Lega.
L’altra sera da Vespa il Cavaliere ha dato l’impressione di non credere in un miracolo per Milano. Il divario sembra incolmabile anche se Letizia Moratti dovrebbe aver recuperato buona parte del distacco. Nemmeno il berlusconissimo direttore del Giornale ipotizza tale eventualità; del resto, le voci sui movimenti nella stampa di centrodestra (Sallusti salta? Torna Giordano? Torna Feltri? Arriva Ostellino?) dimostrano che ci si prepara a un cambiamento di scenario. Anche nel partito si respira aria da resa dei conti, un clima pesante come non s’era mai sentito, preludio della guerra di successione.
Napoli è molto più in bilico. Se sotto il Vesuvio dovesse vincere il centrodestra, i due partiti principali si scambierebbero il “favore” di strappare l’uno un municipio all’altro. Sarebbe un risultato di parità, un 1-1 in una partita che il centrodestra ha giocato in difesa. La vittoria ai punti andrebbe al centrosinistra, ma questo non basterebbe per dare la spallata al governo.
Tutt’altra situazione se il centrosinistra andasse sul 2-0. Anche se ha appena incassato una fiducia in Parlamento, l’esecutivo sarebbe in gravissimo rischio. Il 2-0 sancirebbe la fine dell’epoca berlusconiana, anche se il premier non dovesse cadere subito. Una prospettiva che coagula tutte le opposizioni, dalle sinistre ai centristi di Casini, Fini e Rutelli, i quali infatti si sono ben guardati dal dare indicazioni di voto per i ballottaggi.
Clamoroso il silenzio soprattutto di Casini, che non perde occasione di accreditarsi presso le gerarchie ecclesiastiche come unico vero tutore dei “valori non negoziabili” che stanno a cuore al Papa e alla Cei, ma in questa occasione non ha speso una parola per stigmatizzare il laicismo e il radicalismo che ispirano i programmi sia di Pisapia che di De Magistris.
A quel punto sarà determinante la Lega. Anche la base del Carroccio è sempre più insofferente verso Berlusconi. Bossi potrebbe aspettare una ventina di giorni, fino al raduno sul pratone di Pontida, per decidere un’eventuale svolta per capire se il popolo dei padani preferisce fare saltare il tavolo o andare avanti ugualmente. L’idea di trasferire i ministeri al Nord è una chiara boutade elettoralistica, costosa e inefficace: alla Lega interessano molto di più i posti nelle municipalizzate, nelle fondazioni bancarie, negli enti di gestione dell’Expo. Se queste poltrone dovessero saltare, e se i suoi elettori di Gallarate dovessero spostarsi a sinistra (come qualche telefonata a Radio Padania fa presagire), allora potremmo davvero aspettarci di tutto.