Giulio Tremonti si dimette dopo la fiducia sulla manovra per lo scandalo che coinvolge il suo ex assistente Milanese. No, si dimette Berlusconi. Da Tremonti passeremo a Monti: farà il premier tecnico, anzi il super-ministro tecnico, ma forse anche il governatore di Bankitalia perché una personalità come la sua è «una risorsa per il Paese».
Ma forse Berlusconi se la caverà con un rimpasto al governo, visto che Alfano tra un po’ lascerà il posto di Guardasigilli. Lupi alla Giustizia? No, Frattini in via Arenula e al Cavaliere l’interim degli Esteri. E i poveri Urso e Ronchi, traslocati dal Fli proprio alla vigilia delle nomine? Fini ritrova il coraggio: il neoministro Romano è indegno di restare al suo posto. Bocchino e Granata, una volta tanto, tacciono. Ma è la Lega a non sapere cosa fare con l’autorizzazione all’arresto del deputato pidiellino Alfonso Papa.
E Berlusconi? È ancora lui il capo del governo o ha silenziosamente abdicato a Gianni Letta? No, il vero presidente del Consiglio in realtà non abita più a Palazzo Chigi ma al Quirinale: è Napolitano a parlare, incontrare le minoranze, dettare i tempi della manovra, sollecitare Schifani a fare lavorare il Senato. È lui a fare uscire allo scoperto Bersani e Di Pietro, che promettono solennemente di non fare ostruzionismo: presenteranno pochi emendamenti per accelerare l’esame del provvedimento, ma comunque voteranno no, e ugualmente si cuciono addosso la medaglia di «salvatori della patria».
Altolà, fermi tutti! La manovra non passa più! Una pattuglia di una ottantina di parlamentari Pdl, tutti notai e avvocati, ha firmato un documento in cui garantiscono il voto contrario se nel testo resterà la norma che cancella gli ordini professionali. E si può scontentare la categoria degli avvocati, di cui Berlusconi ha così tanto bisogno? Giammai. Ottanta voti contrari significa che la manovra non passa, tutti a casa, Paese nel baratro. «Fino a quando non verrà tolta la norma che abolisce gli ordini professionali – assicura all’agenzia Ansa un avvocato del Pdl – noi il testo non lo voteremo mai, dovesse anche cadere Tremonti». E allora accontentiamo queste corporazioni. Dunque incontri, vertici, mediazioni, bracci di ferro.
Nuovo altolà! L’opposizione vuole introdurre il divieto di doppio incarico tra parlamentare e sindaco o presidente di provincia. Non sono tantissimi i parlamentari che poggiano le terga su tante poltrone lontane, ma sono sufficienti anch’essi a fare saltare tutto. Quindi niente tagli alla politica, la Casta non si tocca. E intanto la Borsa risale, abbiamo lo stesso debito di due giorni fa ma gli speculatori ora si godono i soldi facili realizzati in pochi giorni di bufera finanziaria sull’Italia.
È la folle cronaca della giornata politica di ieri. Il fatto positivo è che la manovra avanza in Parlamento nonostante tutto, la maggioranza ha fatto propria una serie di emendamenti, le misure anti-crisi sono più severe. Un doppio voto di fiducia garantirà un passaggio indispensabile per il bene del Paese. Per il governo sarà un successo, ma l’esecutivo indebolito non sembra avere la forza per cavalcare la vittoria.