È una strana atmosfera quella che avvolge il dibattito sulla seconda stangata estiva varata dal governo. È stata accolta come la manna salvatrice mentre le Borse cadevano a pezzi, e ora che le tensioni sui mercati finanziari si allentano è scattata la gara a modificarla. Sembra di essere tornati indietro di quasi trent’anni, quando nacquero le leggi finanziarie e – assieme a loro – il «mercato delle vacche»: cioè l’assalto a cambiare una norma finanziaria appena approvata, in modo da tutelare lobby, interessi, corporazioni, amici.

Si fatica a trovare nel centrodestra qualcuno che difenda in blocco il provvedimento presentato appena venerdì scorso da Berlusconi e Tremonti. Dai maggiorenti del Pdl ai capi della Lega Nord, è un tutto pullulare di proposte di modifica. D’altra parte è stato lo stesso presidente del Consiglio a pentirsi immediatamente della manovra bis che gli ha fatto sanguinare il cuore. Quel suo «cambieremo qualcosa senza modificare i saldi» ha dato il via libera a ogni tipo di rivendicazione.

Ma l’aspetto più paradossale è un altro. Il governo (Tremonti l’aveva detto venerdì in conferenza stampa), le istituzioni e gli operatori finanziari aspettavano con ansia l’incontro Merkel-Sarkozy di ieri. Il vertice non è stato di routine. I leader di Germania e Francia hanno concordato su alcuni punti, che vanno in direzione esattamente opposta alle linee suggerite dall’Italia.

Mentre la nostra coalizione di governo litiga, Parigi e Berlino propongono «un governo economico dell’Europa» che toglierà altri margini di manovra agli esecutivi nazionali. Mentre Berlusconi e Tremonti ancora faticano a dettagliare il modo in cui anticipare il pareggio di bilancio, il presidente e il cancelliere ribadiscono che «la riduzione di debito e deficit dev’essere una regola d’oro» e la Merkel assicura che entro l’estate 2012 il vincolo di bilancio entrerà nella Costituzione tedesca (da noi quanto ci vorrà?). 

Mentre il Tesoro italiano chiede per l’ennesima volta l’emissione di eurobond, la cancelliera taglia corto: «Le persone cercano una bacchetta magica per uscire dalla crisi. Gli eurobond sono l’ultima spiaggia, ma non credo che ci troviamo in questa situazione». E per Sarkozy essi «non hanno legittimità democratica» e «non sarebbero in grado di controllare il debito». Bocciatura clamorosa. Infine, mentre dalle nostre parti si tentenna attorno all’ipotesi di ritoccare le imposte sui capital gain, la coppia Merkel-Sarkozy propone con decisione una tassa sulle transazioni finanziarie.

Altre lacrime e altro sangue attendono le sfibrate finanze pubbliche italiane. La politica nel frattempo si trastulla sulle consuete sparate ferragostane di Umberto Bossi. Ogni anno il Senatùr sale a Ponte di Legno a metà agosto, quando tutti gli altri politici si defilano, e con una serie di battute a effetto conquista giornali, tv e web. Stavolta se l’è presa con il «nano di Venezia» Brunetta, che sarebbe il braccio armato di Bankitalia nel governo: un cattivone, anzi un cattivino, che preme per la (sacrosanta) riforma delle pensioni.
«Non romperci i coglioni», è stato l’amichevole invito bossiano. Per parecchie ore, fino alla chiusura del vertice di Parigi, è stata questa la notizia politica della giornata di ieri. E non è certo un grande contributo di confronto in una fase delicata come questa.