Nella tarda serata di ieri l’unico dato attendibile – anche se non ancora definitivo – sulle elezioni regionali siciliane riguardava l’affluenza alle urne. Un dato eclatante: quello dell’astensione è largamente il primo partito nell’isola, molto superiore al 50 per cento. Non che la Sicilia sia mai stata primatista nella partecipazione democratica, ma questa volta il calo della presenza alle urne è netto. Alle 19 di ieri nei 390 comuni si era recato a votare il 37,7 per cento degli elettori. Il picco massimo si registra a Messina (42,2), il minimo a Enna (30,9). Alla stessa ora quattro anni fa, per le elezioni politiche, la percentuale era inferiore (34,6) ma i seggi restavano aperti anche il lunedì mattina.



La disaffezione è un dato eclatante. La delusione, il distacco della politica non potrebbero essere espressi più nettamente. È una protesta che si leva forte, e che farà apparire il risultato come espressione di una minoranza.

Ma anche in questa minoranza la protesta è fortissima. Exit poll ufficiali non ce ne sono, soltanto rilevazioni sparse, con attendibilità relativa ma non prive di indicazioni utili. Ebbene, secondo l’elaborazione del sito www.palermoreport.it (limitata alla sola città capoluogo, che comunque rappresenta un terzo del totale dei votanti siciliani) in testa si colloca il candidato portabandiera della protesta antisistema, antipolitica e anticasta, cioè Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (27,5 %), seguito dal pidiellino Nello Musumeci (23,4) e dal democratico Rosario Crocetta (21,4). Più indietro l’altro pidiellino «scissionista» Gianfranco Micciché (14,2) e la candidata della sinistra radicale Giovanna Marano (9,8).



Ancora più clamoroso il dato sui partiti e le liste. In testa ci sarebbero i grillini con il 26,4; poi un abisso: Pd al 10,8, Pdl al 10,5, Grande Sud Micciché all’8,3. Uno schiaffo fortissimo.

Le percentuali subiranno modifiche, ma le tendenze sembrano abbastanza delineate. Il rifiuto della politica è netto e l’efficace campagna elettorale di Grillo, poco mediatica e molto presente sulle piazze e tra la gente, ha riportato numerosi indecisi alle urne. Potrebbe insomma aver costituito un argine al galoppante partito del non-voto, che esce come vincitore di questo appuntamento elettorale.



I partiti ormai non rappresentano che frange minoritarie dell’opinione pubblica. Meccanismi come le primarie, e soprattutto le liti interne che hanno portato a spaccature, non avvicinano l’elettorato ai seggi. Il segnale è negativo soprattutto per i due partiti maggiori. Il Pd, che ha preferito allearsi con l’Udc piuttosto che con la sinistra radicale, raccoglie le briciole. Il Pdl, dilaniato dai personalismi, ottiene una vittoria di Pirro con il vantaggio di Musumeci su Micciché.

C’è infine da notare che, sempre secondo questi exit poll caserecci, nessun candidato raggiunge il 30 per cento dei voti. Se le urne confermassero, significherebbe che nessun candidato avrebbe una «sua» maggioranza nell’assemblea regionale siciliana, ma si aprirebbe una lunga fase di ulteriore incertezza alla ricerca di alleati. Una stabile instabilità: proprio ciò di cui non c’è bisogno. Oggi alle 8 si aprono le urne e in serata sapremo se questo scenario sarà confermato.