La sensazione è proprio quella di un centrodestra sull’orlo di una crisi di nervi. Proviamo a elencare le complesse problematiche (come altro chiamarle?) che agitano in questo momento la vecchia Casa delle Libertà. Silvio Berlusconi non è soltanto ritornato in campo, ma sembra che stia studiando il tempo giusto e gli strumenti giusti, compreso simbolo, nome, magari anche inno, di una nuova formazione politica per affrontare il palcoscenico elettorale di primavera. Ogni giorno filtra un annuncio imminente, ma subito dopo arriva non una smentita, ma un aggiornamento. Tutto questo non mette in imbarazzo solo Angelino Alfano, il segretario del Pdl (partito che magari non ci sarà più), ma tutti i protagonisti o i comprimari del complicato sistema di alleanze del centrodestra che era stato messo in moto fin dal 1994 e poi rivisto, ripensato, e alla fine compromesso dall’uscita di Gianfranco Fini, il battistrada dell’implosione del berlusconismo.

C’è innanzitutto un problema cruciale che riguarda i parlamentari e gli esponenti politici che vengono dalla vecchia Alleanza Nazionale. Secondo fonti accreditate, Berlusconi non avrebbe alcuna voglia di inserirli nella lista che si preparerebbe a presentare. E paradossalmente, il motivo non sarebbe neppure di carattere politico, ma di un altro tipo di scelta, forse di puro e semplice marketing. Poi ci sono altre contraddizioni. Una parte consistente dei parlamentari del Pdl, in questi ultimi mesi, si sono, secondo linguaggio giornalistico, abbastanza “democristianizzati”, termine abbastanza improprio per spiegare che si sono spostati non tanto verso il centro dello schieramento politico, ma su posizioni filomontiane, vicine alla linea del “governo dei tecnici”. Ma pur convertendosi all’”agenda Monti”, che non piace affatto al Cavaliere, questi stessi parlamentari ed esponenti della Casa delle Libertà, non sono affatto contrari a un ritorno di Berlusconi, anzi lo sollecitano. L’esempio più classico di questa posizione è fornito da un ex ministro di rango come Mariastella Gelmini, anche se l’elenco potrebbe essere lungo. Infine, per arrivare all’osso della questione, c’è il problema delle “primarie”, annunciate, sponsorizzate, accettate, ma anche ritenute, a seconda delle voci, quasi inutili rispetto appunto al ritorno politico di Silvio Berlusconi.

In questo caso le posizioni che possono sembrare contraddittorie sono “millanta che tutta notte canta”. C’è chi si rifà a una sorta di “spirito del 1994”, quando il Pdl “si distingueva per il rapporto diretto con la gente”, pensando più a essere movimento che partito. Forse dimenticando che, anche dietro a questo rapporto “con la gente”, c’era poi il quartier generale, con il comandante in capo che preparava la strategia. Sarà curioso un giorno fare la storia di come si arrivò, proprio nel 1994, all’alleanza “diversa”, al Nord con la Lega, con la maggioranza dei partiti del vecchio pentapartito, e al Sud persino con il vecchio Msi. Una scelta strategica contro l’allora “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto che non fu solo pensata da Berlusconi.  

Forse fu solo ben interpretata, ma determinata dalla necessità di fronteggiare un governo “di sinistra e dei giudici” che avrebbe forse impresso un duro giro di vite all’Italia. Oggi quel problema non è più così evidente e nemmeno attuabile, dato che le contraddizioni esistono anche a sinistra. E nella stessa sinistra il rapporto con i magistrati è spesso problematico. Siamo in un contesto differente e per questa ragione, nonostante le nostalgie del Cavaliere, un “nuovo Berlusconi come nel 1994” non è più ripetibile. A questo punto però il Cavaliere avverte ugualmente la necessità di non ritirarsi. L’ultima sentenza di condanna sui diritti televisivi, arrivata 24 ore dopo l’annuncio di un ritiro che sembrava sincero, lo ha reso diffidente. Forse pensa che è meglio sempre avere un piede in politica. In più, poiché non vuole giocare il ruolo del “comprimario”, Berlusconi sta cercando di capire quale possa essere la mossa a sorpresa che potrebbe ancora coinvolgere una parte dell’elettorato italiano. Il famoso “spacchettamento”, la moltiplicazione delle liste appare piuttosto problematica e non sembra, secondo i sondaggi di Alessandra Ghisleri, avere molto appeal.

Nella trasmissione cult della seconda repubblica, “Porta a porta”, Alessandra Ghisleri ha detto che rispetto al centrodestra attualmente c’è un disorientamento dell’elettorato: le persone non capiscono quello che vuole. La sostanza alla fine è che, in questo momento, Berlusconi sta cercando quale sia la migliore offerta da fare sul mercato politico e aspetti l’occasione migliore per lanciarla. Sempre secondo le nostri fonti, Berlusconi ha guardato mercoledì sera il cosiddetto “duello” tra Renzi e Bersani ed è rimasto favorevolmente impressionato da Matteo Renzi, anche se ha dovuto constatare che, seppure di poco, il centrosinistra fornisce una scelta tra posizioni differenti che erodono anche parte del vecchio centrodestra. Poi ha guardato “Porta a porta”, dove dibattevano alcuni suoi parlamentari e non è rimasto affatto contento. Anzi, per dirla come ci è stato riferito, “sarebbe andato fuori dai gangheri”. Ecco la ragione di un nuovo ripensamento, magari in attesa che si esaurisca l’effetto delle “primarie” del Pd, per dare il suo annuncio, scontato e inevitabile.