E adesso, le scuse. Silvio Berlusconi si scusa per non essere stato capace di vincere la crisi la cui violenza ha vanificato gli sforzi di cambiamento operati dal suo governo. Oltre che con gli italiani, il Cavaliere rivolge una sorta di scuse ad Angelino Alfano, il segretario del Pdl, il «mejo fico del bigoncio»: è lui il più indicato per vincere alle primarie del partito il prossimo 16 dicembre.

In dieci giorni Berlusconi ha messo in fila una serie di salti acrobatici. Il passo indietro dalla candidatura a premier. La furia per la condanna al processo Mediaset che avrebbe rotto il patto (ma era stato davvero sottoscritto?) alla base del suo abbandono di Palazzo Chigi. Le minacce da Villa Gernetto di togliere la fiducia al governo tecnico durante una conferenza stampa in cui non sono mai stati citati né Alfano né il Pdl. Una mezza retromarcia dicendo che non farà una campagna elettorale contro Mario Monti.

Adesso, sempre tramite Bruno Vespa e il suo ultimo libro, ecco l’ennesimo aggiustamento di tiro. Via libera ad Alfano, conferma del passo indietro per favorire l’aggregazione dei moderati, addirittura le scuse al Paese per non avercela fatta a resistere ai colpi della crisi. In mezzo, tre inciampi piuttosto fastidiosi: la porta del Quirinale sbattuta in faccia da Napolitano, che ha rifiutato di ricevere Berlusconi il quale – verosimilmente – voleva lamentarsi del trattamento subito dal tribunale di Milano; la «rivolta» dei gruppi parlamentari che non hanno votato la sfiducia al governo; i soliti sondaggi che non avrebbero premiato la svolta «grillina», antieuropea e antigovernativa del Cavaliere.

Difficile ricostruire una linea chiara e coerente nel comportamento del Cavaliere a meno di ipotizzare una strategia di logoramento del proprio partito. Berlusconi ormai ritiene che il Pdl sia una scatola vuota e pure dannosa, e che Alfano non sappia vincere nessuna battaglia: l’ultima, nella «sua» Sicilia. Non vuole, o non sa, staccare la spina. Non sa decidersi di lanciare una sua lista di fedelissimi (e fedelissime) che non riesce a trovare appoggi in ambienti come quelli dei piccoli e medi imprenditori, tra i più vessati dalle politiche fiscali del governo.

Così, le incertezze e gli indecifrabili silenzi degli ultimi mesi proseguono nonostante la raffica di esternazioni contraddittorie. Il partito ne esce male, perché alla vigilia delle primarie ci si aspetterebbe compattezza, un confronto leale e a viso aperto, coesione sugli obiettivi. Il logoramento rottamatorio cui è sottoposto il Pd e tutta la sinistra in vista delle primarie dovrebbe insegnare qualcosa.

Invece Berlusconi ormai scommette sull’implosione del partito e sul fallimento delle primarie, da allestire in 40 giorni senza un euro in cassa. Ed ecco il Cavaliere con le sue dichiarazioni sedersi sulla riva del fiume nell’attesa che passi il cadavere del Pdl, convinto che il partito si stia incamminando su una strada fatale. Alfano tira dritto in un frangente decisivo, in attesa di comunicare la squadra che lo accompagnerà verso l’appuntamento del 16 dicembre.