Primo giorno di voto nelle prime elezioni che si svolgono nell’era dei tecnici e della protesta antipolitica. Oggi avremo i risultati e probabilmente già il nome di qualche sindaco, ma si può già trarre qualche indicazione.
La prima riguarda l’astensionismo, sensibilmente aumentato e segno di crescente distacco dalla politica. A mezzogiorno il calo era già evidente, alle 19 si era registrato un certo recupero, alle 22 il dato era chiaro: crollo di quasi il 10 per cento rispetto al corrispettivo voto di qualche anno fa.
La giornata di maltempo in quasi tutta Italia – e comunque ovunque al Nord dove si svolgono le consultazioni più importanti (Genova, Verona, Como, Monza, Parma, Belluno) a parte Palermo – non favoriva le gite domenicali fuori porta e dunque avrebbe dovuto indurre gli elettori a non disertare i seggi. Così non è stato. Difficile che nella mezza giornata di oggi possa essere recuperato un divario così marcato.Il segnale era atteso ma non lascia meno stupore.
Il primo modo per manifestare la delusione verso la politica non è votare gli anti-politici come Grillo, ma disertare le urne. La martellante campagna contro i partiti sta avendo effetto, e gli stessi partiti appaiono ancora incerti sulle decisioni da prendere nei prossimi mesi. Sostenere il governo Monti fino al 2013? Interrompere la legislatura in autunno? Con quali coalizioni presentarsi di nuovo agli elettori? E con quale sistema elettorale? Le incognite sono molte e complicate da sciogliere. Lo scarso sostegno popolare non facilita certo la ricerca di una soluzione.
L’altra faccia di questa situazione è che le schede deposte nelle urne «pesano» di più, perché a votare sono andati i più motivati. È dunque molto probabile, per esempio, che un candidato come il veronese Flavio Tosi possa ottenere la riconferma già questa sera.
Alla vigilia i sondaggi davano ancora un margine di incertezza, ma il calo dei votanti paradossalmente potrebbe andare a suo vantaggio. Sarebbe un colpaccio per la Lega e soprattutto per lo stesso Tosi.
Più incerto il risultato a Monza, terza città della Lombardia, dove il divario tra gli ex alleati (Pdl e Carroccio) è meno marcato. La Lega è il partito che sicuramente ha scommesso di più su questo voto. Berlusconi ha fatto un solo comizio, giovedì a Monza; Alfano ha girato l’Italia con impegno. Ma Maroni, Calderoli e anche Bossi hanno battuto a tappeto le località del Nord chiamate alle urne.
Dovevano capire se la politica di netta opposizione al tecnogoverno Monti si poteva tradurre in consenso elettorale oppure no. E dovevano dare una manifestazione di riscossa dopo la tempesta giudiziaria che si è abbattuta su personaggi di primo piano del partito.
Tosi sindaco senza ballottaggio sarebbe un viatico per la Lega. Ma rappresenterebbe una spinta importante per lo stesso primo cittadino veronese. Il quale tra un mese si insedierà come segretario veneto del Carroccio, al posto di un Giampaolo Gobbo ormai avviato al tramonto. E potrebbe addirittura prendere la rincorsa per spiccare un salto verso obiettivi più ambiziosi se Roberto Maroni, il suo riferimento nazionale, dovesse vincere il congresso federale leghista di fine giugno. Ovviamente, antipolitica e magistratura permettendo.