Il botto c’è stato e, almeno dalle reazioni, ha lasciato il segno. Pochissimi, quasi nessuno, tra le file degli antiberlusconiani ha criticato l’ultima promessa pre-elettorale del Cavaliere (restituzione dell’Imu 2012 sulla prima casa) entrando nei contenuti. Hanno tutti preferito altre strade. Chi l’irrisione e lo sbeffeggio, chi le accuse di non sapere mantenere le promesse, chi la rabbia per essere stato scavalcato nella corsa a chi la spara più grossa.



Ammettiamo che quella di Berlusconi sia una sparata (ma non bisogna dimenticare che nel 2008 la cancellazione dell’Ici fu una promessa elettorale mantenuta nel primo consiglio dei ministri). L’obiettivo del Cavaliere era duplice: ritornare al centro della campagna elettorale e imporre un’idea forte. Ora è chiaro che, sul terreno delle tasse, nessuno potrà battere il Cavaliere. Ma il vero colpo di genio è probabilmente un altro: caricare il peso del rimborso Imu sul groppone di chi esporta capitali in Svizzera. Una manovra «di sinistra», se vogliamo, visto che risponde allo slogan «paghi di più chi ha di più» e contemporaneamente segnala di voler colpire l’evasione fiscale. Anche per questo la sinistra e Monti sono rimasti a corto di argomenti: il Cavaliere gli ha spuntato le armi.



Dietro questa mossa, indubbiamente ben congegnata come evento mediatico, c’è un pool di consulenti guidati da Renato Brunetta. È lui, in questi mesi, a condurre la contro-informazione pidiellina verso le «malefatte» del governo tecnico ed è stato ancora lui a mettere a punto la manovra-rimborso. «È stato un lavoro di squadra», ha confermato il portavoce del partito, Daniele Capezzone. In tanti sono stati ascoltati e hanno fornito le loro indicazioni. Fino a sabato pomeriggio l’operazione era ancora aperta a diverse soluzioni, come dimostra l’intervista di Ignazio La Russa al Mattino che ieri mattina ipotizzava sì il rimborso Imu, ma caricando la copertura su un’emissione straordinaria di Bot da assegnare ai proprietari immobiliari. Anche il Giornale nel titolone di prima pagina ha centrato il bersaglio («Ci ridanno i nostri soldi») senza però azzardare altri dettagli. Che sono stati messi a punto a tarda sera da un nutrito «think tank».



Il Pdl è stato compatto a fianco di Berlusconi. Più articolate le reazioni tra gli alleati. Roberto Maroni, segretario della Lega, ha salutato favorevolmente la proposta del Cavaliere. Viceversa l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, passato dal Pdl a una lista fiancheggiatrice del Carroccio, ha usato parole sprezzanti: «Se Alfano diventasse primo ministro sarebbe meglio si tenesse l’interim dell’Economia. Essendo stati trasferiti a Hong Kong tutti i capitali, tenderei a escludere che le banche svizzere vengano a pagarci l’Imu».

Tremonti, che non è mai stato tenero con la Svizzera, è il «padre» dello scudo fiscale che dopo il 2008 fece rientrare ingenti capitali dall’estero dietro pagamento di aliquote irrisorie (5 e 6 per cento). Dunque, se ne intende. A Hong Kong avrebbe potuto aggiungere Singapore, che si sta affermando come una delle mete più nuove e sicure per chi voglia sottrarre capitali al fisco del proprio Paese. Tremonti non fa sconti al suo vecchio partito, nonostante la sua lista delle «3 L» sia alleata con il Pdl sotto un capo-coalizione che si chiama Silvio Berlusconi. Non è un bel viatico per il Cavaliere. Che ha ordinato immediatamente una nuova serie di sondaggi che forse già oggi, lunedì, gli daranno una prima indicazione dell’effetto che fa la sua sfida all’ultima tassa.