Il primo effetto sulla politica che ha avuto la sconsiderata sparatoria di Luigi Preiti è stato ricompattare i due principali partiti che si accingono a sostenere il governo di Enrico Letta. Il Pd ha fatto rientrare le perplessità degli ultimi dissidenti: i prodiani, Laura Puppato, Rosy Bindi, Pippo Civati e i parlamentari a loro legati. I gruppi democratici dovrebbero dunque votare compatti la fiducia all’esecutivo Letta, anche se restano le critiche alla scelta di partecipare a un governo con il Pdl e di piazzarvi soltanto nomi «nuovi», sicuramente non delle prime file e forse neppure delle seconde.
I «ribelli» hanno fatto circolare un documento per l’assemblea di oggi in cui si impegnano a votare la fiducia elencando tuttavia una serie di priorità di cui il governo dovrebbe occuparsi. Si profila un rientro nei ranghi perché l’attenzione del partito si sposta sulla nuova leadership da eleggere dopo le dimissioni collettive del gruppo dirigente.
Dopo il veloce consiglio dei ministri, anche il Pdl ha serrato le file. Silvio Berlusconi ha invitato i suoi ministri a Palazzo Grazioli per congratularsi e assicurare il sostegno del partito. Il Cavaliere è contento per la soluzione della crisi ma non ha intenzione di mollare sui punti programmatici attorno ai quali ha condotto la campagna elettorale, in particolare l’Imu e il presidenzialismo. All’incontro erano presenti anche Gianni Letta e Denis Verdini, ma non i cosiddetti «falchi», cioè gli esclusi dal governo. Ha detto al termine Maurizio Lupi: «Berlusconi ci ha richiamati alla necessità di creare un clima di fiducia nel Paese».
Agli spari davanti a Palazzo Chigi che hanno ferito tre persone, la politica reagisce dunque con un «surplus» di responsabilità, dopo aver raggiunto l’accordo quasi senza precedenti per il governo di larghe intese. Un atteggiamento auspicato anche dai vescovi. Nel pomeriggio, al margine di una visita pastorale nella sua diocesi di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha commentato l’episodio di piazza Colonna. «Un fatto tragico» che rappresenta «un grande monito per il mondo della politica e in generale per tutte le persone che hanno delle responsabilità», ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana. «Il gesto sembra dettato dalla disperazione – ha osservato il porporato – e di fronte alla disperazione di tanti che cresce, c’è bisogno di reagire con grande condivisione e corresponsabilità per affrontare i problemi gravissimi dell’occupazione, del lavoro e dello stato sociale».
Temi concreti, quelli richiamati dal cardinale Bagnasco, che invitano appunto la politica a misurarsi con le emergenze del Paese archiviando le schermaglie tra partiti che hanno portato così faticosamente alla formazione di un esecutivo. Il consiglio dei ministri di ieri è stato operativo ma veloce, riunito dopo il giuramento sotto lo shock dei colpi esplosi poco prima, con i nuovi capi dicastero che entrano ed escono da un ingresso secondario e con Angelino Alfano che ammonisce i colleghi a rispettare le direttive del ministero dell’Interno in materia di scorte e sicurezza.
Soltanto dal movimento di Grillo ci si sottrae al richiamo alla responsabilità. Il parlamentare Gianluca Vacca sul suo blog scrive che i 5 Stelle «cercano di dare voce alla disperazione, in maniera anche forte ma adeguata alla tragicità del quotidiano che ci circonda»: è un modo per giustificare i toni esasperati usati dai grillini. Uno dei loro «ideologi», il sociologo Paolo Becchi, affonda ancora di più il colpo. Scrive infatti sul blog di Grillo: «In casi come questi resta sempre aperta la questione: cui prodest? A chi giova tutto questo?». Il riferimento, è ovvio, è alle pistolettate di Preiti. «Il Paese dev’essere pacificato e attentati come questo spingono a dare tutto il sostegno a un governo privo di un programma adeguato e ricompattano con il vecchio cliché: uniti contro la violenza». I fanatici vedono complotti anche dove, con tutta evidenza, non ce ne sono.