Sandro Bondi ha subìto una metamorfosi, dice Eugenia Roccella, deputato del Pdl, ex sottosegretario alla Sanità e paladina del diritto naturale in Parlamento. Bondi è l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, ex comunista diventato accanito fan del Cavaliere, rimasto coordinatore del partito nonostante sia caduto in disgrazia (nel Pdl una poltrona non si nega a nessuno) e ora in cerca di riscatto. La sua lucida testa ha partorito una provocazione niente male: «A differenza dell’onorevole Roccella e di tanti miei amici – ha scritto in una nota – non capisco perché i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di là delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio».
Se non lo capisce lui, ispirato poeta e fine intellettuale, è tempo sprecato cercare di fargli capire questo perché. Bondi dà seguito a una lettera (pubblicata da Repubblica) di un diciassettenne gay che si firma Davide Tancredi, e che Vittorio Sgarbi ha demolito: lo considera un documento scritto a tavolino, forse artefatto, per alimentare la potenza di fuoco delle lobby omosessuali. Il coordinatore pidiellino invece incensa «la vibrante testimonianza cristiana» che «rompe con l’amore il muro delle ideologie».
La mossa di Bondi è smaccata: in tempi di vacche magre, ogni voto conquistato è un tesoro, e il Pdl ha aperto la caccia ai consensi gay. Dietro a lui si è mossa una nutrita schiera di pidiellini «liberal» (o meglio, libertari) che da tempo mordono il freno. In primo luogo l’ex ministro e governatore veneto Giancarlo Galan, che per la verità non ha mai nascosto le sue idee sui temi etici: «È giunta l’ora di garantire anche agli omosessuali quei diritti civili che tutt’oggi si vedono negati. Se è vero che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sarà occasione di più diritti». E ha annunciato l’imminente presentazione di un disegno di legge. Non è ancora una priorità del governo? Lo diventerà presto.
Con Bondi e Galan ci sono anche l’ex capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, il portavoce (ex radicale) Daniele Capezzone e Laura Ravetto, responsabile propaganda del Pdl. La bionda deputata piemontese vorrebbe che il suo partito diventasse «protagonista dell’evoluzione normativa sui temi etici e in particolare sulla disciplina delle unioni civili. La politica deve aggiornarsi all’ormai consolidato comune sentire del Paese reale su queste tematiche».
Non sono personaggi di secondo piano all’interno del Pdl. Anzi, sono tutti legati strettamente a Berlusconi. Non è azzardato ipotizzare che saranno stati mandati in avanscoperta per preparare il terreno a una svolta importante nel partito azzurro. Sulle materie eticamente sensibili (dalla legge sulla fecondazione al testamento biologico) Berlusconi ha sempre proclamato la libertà di coscienza nel partito, che nei fatti ha assecondato le indicazioni della Conferenza episcopale. Evidentemente puntava ai voti cattolici, i quali – come dimostrò il Family Day, che tanta fama ha portato a Eugenia Roccella – erano largamente più numerosi delle minoranze libertarie.
Mentre il Pd rendeva impossibile la permanenza di Paola Binetti (poi passata all’Udc), il Pdl apriva le braccia alle tesi della Roccella, di Sacconi, di Giovanardi e di svariati altri. Ora invece è Galan a dire che «nel Pdl ci sono molti che la pensano come me e come Bondi, e ci sono altri che non vogliono esporsi e aspettano, ma io ho fiducia». Non c’è motivo per non credergli. Bisogna invece riconoscere all’ex «doge» di Venezia di avere parlato chiaro, sgombrando il campo dagli equivoci. Il Pdl si prepara a cambiare strategia. La Roccella, e altri con lei, avranno vita dura. Onore al loro coraggio e alle loro battaglie. Ma, per favore, non ci dicano più che il Pdl è l’unico partito che dà spazio a chi vuole difendere il diritto naturale. Quello spazio sta inesorabilmente scomparendo anche lì.