Nessuna ripercussione sul governo, dice un «falco» come Daniela Santanché dopo la condanna di Silvio Berlusconi nel processo sul «bunga bunga». Il governo delle larghe intese dovrebbe tirare dritto senza conseguenze: ne è convinto anche il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. Tutto normale, tutto tranquillo, tutto come se non fosse successo nulla. Come se Silvio Berlusconi non fosse stato condannato (in primo grado) per concussione e prostituzione. Come se la condanna non fosse più pesante di quanto chiesto da un pm che risponde al nome di Ilda Boccassini.



Come se la pena accessoria non fosse anche più severa: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici (voto attivo e passivo, incarichi pubblici) e quella legale (impossibilità di compiere atti giuridici) per la durata della pena. Come se molti dei testimoni a favore del Cavaliere non siano stati additati come bugiardi matricolati: e tra questi compaiono non solo le «olgettine», ma numerosi parlamentari e la funzionaria della questura di Milano che quella notte prese in mano la situazione. Ed è questa la parte più grave della sentenza. Berlusconi non sarebbe soltanto colpevole dei reati ascrittigli, ma avrebbe anche ordito una macchinazione di false testimonianze per depistare le indagini e ingannare la giustizia. Se fosse un teorema dei giudici, equivarrebbe a un’azione eversiva. Se invece questa accusa avesse riscontro, sarebbe la fine di Silvio Berlusconi.



«Nessuna ripercussione sul governo». È stato un «mantra» nei giorni scorsi ripetuto allo stremo, forse un auspicio a scopo propiziatorio. Per facilitare cioè una sentenza che non fosse destabilizzante. Ma il rito non ha funzionato. E adesso ben pochi, anzi soltanto Daniela Santanché, si spingono a vaticinare che a Palazzo Chigi tutto continuerà come prima. Qualcosa di grave, in realtà, è già successo: le dimissioni di Josefa Idem giunte ieri sera. Dopo nemmeno due mesi il governo di Enrico Letta ha già perso un ministro, per presunte irregolarità urbanistiche e fiscali.

L’esecutivo sarebbe già indebolito da questo passo falso, imprevedibile fino alla scorsa settimana. Perché le dimissioni della Idem significano uno smacco per i bersaniani. Ma c’è un messaggio anche per il Pdl: Letta fa dimettere la Idem per un abuso edilizio su cui le indagini sono appena agli inizi; e che fa Berlusconi con una sentenza di questo tipo, sia pure in primo grado? Resta al suo posto a protestare per la persecuzione giudiziaria? 



Sicuramente con il doppio colpo Idem-Ruby ora la strada per Letta si fa molto impervia. I «bookmakers» scommettono su una caduta in tempi brevi. Un fedelissimo di Berlusconi come Sandro Bondi sibila che «è assurdo pensare che l’attuale governo possa lavorare tranquillamente mentre si massacra politicamente il leader di uno dei partiti che lo sostengono». 

Angelino Alfano, vicepremier e ministro dell’Interno, ha fatto sapere di aver telefonato a Silvio invitandolo a «tener duro e andare avanti»: nessun riferimento al governo di cui è il numero 2. E Daniele Capezzone si domanda: «Vogliamo far finta che sia tutto normale? Non doveva essere il tempo della “pacificazione”?».

No, le ripercussioni sul governo ci saranno, e saranno pesanti. Magari non immediate. Tuttavia è prevedibile che già da domani, quando il consiglio dei ministri dovrà affrontare il nodo dell’aumento Iva, la pattuglia Pdl alzerà il livello di resistenza. Dopo aver ottenuto lo slittamento dell’Imu, i berlusconiani non accetteranno l’innalzamento dell’aliquota. E sarà Letta a dover trovare una «quadra» per non presentarsi a fine settimana al Consiglio europeo con un governo traballante e provvedimenti fiscali privi di copertura.