Un trappolone, ai vertici del Pdl ne sono certi. Il provvedimento che il governo si prepara a varare in materia di Imu è una dannata trappola destinata a scattare senza pietà, perché esso approderà in Consiglio dei ministri in modo tale che non potrà subire modifiche di sostanza ma soltanto aggiustamenti, pena la caduta dello stesso esecutivo. Un testo che non si abbatterà come una mannaia sui «villini», secondo l’annuncio terrorifico di Repubblica ieri mattina. E «villini», a ben pensarci, è una parola traditrice che trasforma in abitazioni di lusso le villette a schiera – simbolo di un’Italia che sognava la casa in grande e invece si è ritrovata a correre senza sosta su e giù, dalla taverna al sottotetto – in abitazioni costruite in cooperative e composte da due stanzette su ogni piano.

L’avvisaglia del trappolone è stato il monito del Fondo monetario: non è il caso di alleggerire il peso dell’Imu, ha fatto sapere l’organizzazione diretta da Christine Lagarde. L’Italia non deve dare segnali di cedimento sul fronte fiscale. Dopo i mesi di Mario Monti, vissuti nell’incubo dello spread in altalena, dei mercati ballerini, delle pressioni delle istituzioni internazionali, ogni parola che giunge da qualche organismo tecnico suona come la voce di un giudice pronto a emettere l’ennesima condanna. Il Pdl ha così messo nel mirino il ministro Fabrizio Saccomanni, unico tecnico in un governo politico (arriva da Bankitalia), che sarebbe poco coraggioso nel prendere in mano la vicenda Imu. Un tecnico simil-banchiere all’Economia non può che prendere ordini dal Fmi, come per mesi i tecnici di Monti hanno obbedito alla Merkel, alla Banca centrale europea di Francoforte, ai saliscendi delle borse.

La sensazione che nell’ombra si stia preparando uno sgambetto per i propositi anti-tasse del Pdl è stata confermata ieri mattina dalla lettura di Repubblica. L’Imu sui villini, benché smentita dai portavoce di Letta e del Tesoro, dà comunque il segnale che nel governo non si sta lavorando sull’abolizione tout court della tassa sulla prima casa, obiettivo primo e irrinunciabile nella politica fiscale del partito di Silvio Berlusconi, ma a un paniere di misure di alleggerimento complessivo. Il che significa mantenere il prelievo sugli immobili spostandone la distribuzione del peso, non eliminarlo e compensarlo in bilancio con tagli di spesa.

La cosa è stata confermata ieri pomeriggio da Palazzo Chigi: «Il ministero dell’Economia e delle Finanze – si legge in una nota – ha allo studio una pluralità di soluzioni, sulle quali il governo deciderà collegialmente dopo averle discusse nelle sedi di confronto che sono già state individuate». Le indiscrezioni di Repubblica «non riflettono le posizioni del governo e del ministro» Saccomanni: non è prevista la stangata sulle case a schiera. Toccherà al vertice di maggioranza di mercoledì individuare una soluzione collegiale condivisa per superare l’attuale sistema impositivo sulla casa. 

Il monito del Fondo monetario, il silenzio di Saccomanni, le indiscrezioni di Repubblica: secondo un vecchio adagio, tre indizi formano una prova. Ed ecco che ieri dal Pdl si è aperto un fuoco di sbarramento contro le ipotesi di semplici ritocchi sull’Imu e quella che Cicchitto ha definito una «zona grigia nell’alta burocrazia del ministero dell’Economia che gioca al peggio, cioè da un lato scavalca governi e ministri per collegarsi direttamente con ambienti dell’Unione europea e del Fondo monetario per invitarli a interventi restrittivi, e dall’altro boicotta ogni azione del ministero volta a tagliare in modo strutturale la spesa». 

Per non alzare la temperatura dello scontro, Enrico Letta ha delegato la difesa del ministro dell’Economia a Dario Franceschini: «Chi attacca Saccomanni attacca tutto il governo». Ma la temperatura delle larghe intese è già alquanto elevata.