Ce lo vedete Beppe Grillo a sostenere il governo Renzie, a fregarsi le mani per l’approvazione del Pregiudicatellum e a brindare con Gianroberto Casaleggio ogni volta che un emendamento di opposizione viene bocciato e la nave della democrazia salpa sempre più verso le frontiere della terza (o quarta) Repubblica? Se la risposta è no, forse è necessario fare un passo indietro e provare a vedere se le tessere di questo incomprensibile mosaico della politica italiana possono prendere una forma sensata semplicemente guardando i fatti e rispondendo alla domanda più semplice: cui prodest?

Mettiamo in fila qualche elemento. Il patto di ferro tra Renzi e Berlusconi ruota attorno all’Italicum, legge concepita per rafforzare il regime bipolare in Italia, che pur non sfociando direttamente nel bipartitismo, consentirebbe quello che per Berlusconi, Renzi e Grillo è il sogno nel cassetto: il governo monocolore. Basta con accordi e accordini, mediazioni, cespugli da curare o da deforestare. Nulla di tutto questo: leve del comando in mano e per cinque anni (si spera solo cinque) non se ne parla più. Maggioranza salda, opposizione deresponsabilizzata (un assaggio? Piuttosto che coagulare consenso su un emendamento di mediazione si prendeva aria sul tetto di Montecitorio, quasi che fossero più importante i firmatari che non il merito dell’emendamento) che può inventarsi le stramberie più fantasiose per aver visibilità pagando ampio tributo al populismo e sperare che al prossimo giro tocchi a lei prendersi in mano tutto.

Scenario allettante, ma forse al Senato l’Italicum cambierà – dirà qualcuno -; l’M5S otterrà quel che la rete vuole (che al momento in cui scriviamo è un proporzionale, corretto, a collegi intermedi con sbarramento al 5% e una – o forse due – preferenze) o dovrà abbozzare, ingurgitando quella che hanno definito “una orrenda schifezza, figlia dei loro interessi personali e della loro arroganza”.

La risposta sembra scontata: ce la si può fare. Anche perché Grillo non fa mistero del fatto che Renzie al Senato la maggioranza non ce l’ha. Lo dice sul blog il senatore Santangelo, sarà così. “Al Senato la maggioranza del governo Renzi non esiste: questa mattina a Palazzo Madama è saltato il numero legale per ben quattro volte e la seduta è stata rinviata al pomeriggio. […] L’inconsistenza della maggioranza Renzi la vedremo presto al Senato durante l’approvazione della legge elettorale. Una legge truffa nata dal perverso patto a due tra Renzi ed il pregiudicato Berlusconi”.

Ma allora come possiamo sostenere che – nei fatti – Beppe Grillo sosterrà Renzi, e con lui il patto con Berlusconi? Proviamo a considerare semplicemente i numeri. In questi giorni è in atto un’epurazione consistente nel MoVimento 5 Stelle. Per certi versi anomala. Gli ultimi due parlamentari pentastellati in predicato di essere silurati sono Serenella Fuksia (sfiduciata dal MeetUp di Fabriano, ovvero dagli utenti di una pagina Facebook, e quanti siano non si sa) e Bertolomeo Pepe, idem, ma per colpa del MeetUp di Napoli.

Che c’è dunque di strano? Semplice. Sono due senatori. Alla Camera Forza Italia, Ncd e Pd, hanno una maggioranza blindata e il problema è semmai il Senato, dove i numeri sono sottili. Vediamoli. Forza Italia conta 60 senatori, 108 il Pd, 32 Ncd, 11 il gruppo Per l’Italia (Mario Mauro), 11 il Gal, 8 Scelta Civica, 15 la Lega Nord, 12 il movimento per le Autonomie-Psi e ben 22 il Gruppo misto. La maggioranza è variabile, ma chi conosce le correnti del Pd e i mal di pancia di tutti i gruppi non può non notare l’ipertrofia di Gal e del Gruppo misto che stanno creando una vera e propria camera di compensazione tra Governo Renzi e Costituente Renzi-Berlusconi. Probabilmente vitale per arrivare a ottenere l’approvazione dell’Italicum.

E come mai dall’inizio della legislatura (con una accelerazione allarmante negli ultimi giorni, proprio quando l’Italicum arriva al Senato) arrivano le espulsioni di 12 senatori (che potrebbero diventare 14) su 41, mentre alla Camera a fronte di 104 deputati ne sono fuoriusciti solo 5 (ovvero un terzo)? Statisticamente è davvero improbabile. E allora perchè questa anomalia? Forse perché – forte dei sondaggi – Grillo sa che può diventare il secondo partito italiano, e se acciuffasse il ballottaggio ai danni di un Berlusconi incandidabile avrebbe davvero sbancato. Grazie all’Italicum. Ma allora i senatori 5 Stelle sono abili dissimulatori? O schegge impazzite che già votavano contro le direttive del proprio gruppo? Niente di tutto questo. Anche il più indisciplinato dei senatori pentastellati ha votato meno del 2% delle volte contro il parere del proprio gruppo. E queste è cosa tollerata se si pensa che il senatore Cotti ha votato 53 volte contro le direttive del Movimento, e per lui non ci sono provvedimenti, mentre il Senatore Pepe – prossimo probabile espulso – lo ha fatto solo 25 volte. Un altro esempio? Il Senatore Crimi, fedelissimo, ha votato contro le indicazioni del gruppo ben 28 volte. Più di Pepe.

È facile supporre che – buttati fuori dalla nave del proprio partito – siano come dei naufraghi che si attaccano a un pezzo di legno per non annegare. Sono decisamente gli ultimi a cui verrebbe in mente di far cadere il governo Renzi! E quindi voteranno probabilmente a favore dell’Italicum ampliando la maggioranza di governo e preservando la verginità di Grillo. Per salvare se stessi, ormai destinati all’oblio e senza più la possibilità di un seggio. L’animo umano – Grillo dixit – non lo cambi con un regolamento, le prossime elezioni faranno il resto.