In molti all’interno del Pd, da ultimo Pierluigi Bersani, hanno cercato di convincere il senatore Vannino Chiti a ritirare il suo ddl di riforma del Senato di cui è firmatario, ma lui ha deciso di tirare diritto. Chiti lo ha riaffermato nel corso dell’assemblea dei senatori del Pd. Il testo alternativo a quello del governo rimane dunque sul tavolo e sarà discusso dalla commissione Affari costituzionali del Senato. Dopo il faccia a faccia tra Matteo Renzi, segretario del Pd e presidente del consiglio, e Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, non è quindi cambiato nulla.



La procedura dei lavori al Senato è che i disegni di legge sono presentati alla commissione Affari costituzionali dal relatore,che in questo caso è la presidente Anna Finocchiaro, la quale farà fare il dibattito e quindi si vedrà se si può ricavare un testo unificato dei diversi disegni di legge, cui poi i senatori apporteranno gli emendamenti. Come sottolinea uno dei firmatari del ddl, che preferisce restare anonimo, “è inutile in questo momento prefigurare che cosa avverrà dopo dal momento che noi non sappiamo che cosa scriverà Anna Finocchiaro”. Diversi gli inviti giunti dal Pd affinché Chiti ritiri il ddl, da ultimo quello formulato da Pierluigi Bersani. Sempre secondo uno dei senatori firmatari però, “esistono dei luoghi deputati dove si prendono le decisioni, e nella riunione del gruppo di martedì 15 aprile nessuno ha mai chiesto di ritirare niente a nessuno. Si tratta dunque di illazioni infondate”.



Gli stessi firmatari del ddl ammettono però che siamo in una fase ancora preliminare, nella quale i senatori danno il loro contributo alla definizione di un testo che sia il migliore possibile. Talune differenze renderebbero il ddl Chiti più appropriato dal punto di vista dei senatori rispetto al decreto del governo, anche se siamo comunque all’inizio di un dibattito. I 21 senatori che sostengono il ddl Chiti hanno fatto una proposta, che si aggiunge alle altre al momento sul tavolo, elaborate rispettivamente dal governo e da Forza Italia. Adesso si ragionerà nel merito.

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