Giacca, cravatta e berrettino blu calcato sui capelli grigi da stagionato cantante anni 70: come un gregario al Giro d’Italia, Gianroberto Casaleggio tira la volata a Beppe Grillo andando per la prima volta in tv. Lo sbarco dei 5 Stelle sul pianeta degli odiati mezzibusti è massiccio, oggi tocca al numero uno presentarsi da Bruno Vespa, naturalmente senza contraddittorio. I grillini puntano al bersaglio grosso, alla vittoria elettorale delle europee, e hanno bisogno di conquistare anche i voti del ceto medio (o di ciò che ne resta), dei pensionati e delle casalinghe – oltre a quelli dei giovani disoccupati e degli italiani più arrabbiati. Dopo il pubblico di internet, è dunque partita la caccia pentastellata al pubblico delle tv.
E siccome sta prendendo gusto alle campagne elettorali, che regalano visibilità a buon mercato, il M5S batte il tasto di nuove elezioni. Fantapolitica? Non troppo. Casaleggio, intervistato ieri da Lucia Annunziata, non ha usato la scimitarra sguainata da Grillo nei comizi sulle piazze, ma il senso dei discorsi è il medesimo. I 5 Stelle vinceranno e si candideranno per il governo. Avrebbero già una lista di ministri pronta: «Se si andrà alle politiche, non diremo “vota il M5S”, diremo “vota il M5S con questa squadra di governo”. Nel movimento ci sono molte persone che potrebbero ricoprire incarichi di governo»: lui e Grillo no, «arriverà il momento in cui il movimento farà a meno di noi». E chi saranno questi salvatori della patria? «Faremo una valutazione attraverso la rete, attraverso gli iscritti al movimento, per competenza, onestà e trasparenza». Davanti al dilettantismo di una buona fetta dell’attuale esecutivo, il guru a cinque stelle potrebbe anche non spararla troppo grossa.
Ma lo scenario delineato da Casaleggio è più complesso. Renzi, che a suo dire arriverà secondo alle europee, lascerà la politica. Anche il presidente Napolitano dovrà farsi da parte. Tutti a casa, il sogno grillino. Sarà davvero così facile? Una reazione a catena, una valanga che travolgerà tutto? Nemmeno Casaleggio mostra di crederci troppo: «Finché non abbiamo la maggioranza non possiamo far cadere il governo», ammette.
E bravo Casaleggio. Carota e bastone, accelerazioni e frenate. Ma il tam tam di palazzo dice che la prospettiva del voto a ottobre non è proprio così peregrina. Gli interessi dei grillini si incrociano con le fibrillazioni che lacerano gli altri partiti. Se Forza Italia si piazzerà terza (come tutti i sondaggi suggeriscono), farà saltare il tavolo delle riforme perché Berlusconi non avrà più convenienza a varare un sistema elettorale con un ballottaggio al quale egli non parteciperà: tanto vale andare a votare subito con i rattoppi messi dalla Consulta.
Ma anche Renzi potrebbe cedere alla tentazione delle urne a ottobre. Ormai il gioco è scoperto, dall’insediamento a oggi il premier ha basato tutto sulla comunicazione, gli annunci, l’immagine. Gli 80 euro sono un palliativo paragonabile all’abolizione berlusconiana dell’Ici mentre i veri nodi restano irrisolti. Soprattutto, Renzi si scontra con la fretta di aver voluto governare senza avere davvero in mano il partito: vincere le primarie non è vincere le elezioni, controllare le tessere non significa controllare i parlamentari. I problemi più grossi Renzi li ha in casa, nel Pd, e più passa il tempo più si rafforzano gli avversari interni. Votare in ottobre per avere piena legittimazione non sarebbe così scandaloso.
Il rischio, imponderabile per ora, è il risultato che farebbe Grillo. Nei corridoi della politica circolano le voci più strane: i sondaggi potrebbero sovrastimare i 5 Stelle, come dice il ministro Boschi, perché i sondaggisti non vogliono fare le figuracce del passato; ma per altri la prudenza è perfino troppa, come nei primi anni di Berlusconi quando gli elettori del centrodestra non volevano farlo sapere in giro. Fra una settimana, a urne europee chiuse, almeno questa incognita sarà svelata.