Hai voglia a cercare sulle agenzie di stampa di una stanca domenica di fine agosto dichiarazioni critiche sulla nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc. Sono rare come i minuti in cui Matteo Renzi sta zitto. Si trova un Roberto Cota, leghista ormai di terza fila, che parla di «operazione di facciata»; poi un Corrado Passera, alle prese con la costruzione di Italia futura, il quale ritiene che l’Italia abbia «giocato una partita sbagliata»; e si finisce con Potito Salatto, dei Popolari per l’Italia, che rispolvera l’immarcescibile metafora della vittoria di Pirro. Vabbé, c’è pure l’omelia domenicale di Eugenio Scalfari, ma il fondatore di Repubblica ormai ci ha abituati al sermone festivo anti-renziano.
Le critiche alla catapultata Mogherini finiscono qui. Tre politici di secondo piano. E nessuno appartiene a Forza Italia. Sono ancora tutti sotto l’ombrellone, gli uomini al servizio di Silvio Berlusconi? Tace perfino Renato Brunetta con il suo Mattinale di solito loquacissimo, che invece si occupa delle misure anti-crisi (o presunte tali) varate dal Consiglio dei ministri. Sulla Mogherini l’ordine di scuderia partito da Arcore è di glissare. Le frecciate dell’altra sera di Maurizio Gasparri sono rimaste isolate. Il partito azzurro non si esprime sulle nomine europee di Renzi.
Evidentemente sanguinano ancora le ferite di quando, alla sua prima esperienza da presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi volle mostrare di essere un premier aperto al dialogo. Nel 1994 poteva nominare qualche suo fedelissimo che gli avrebbe poi garantito asservimento assoluto e sempiterno, come ha fatto Renzi, il quale in sei mesi ha trasformato la cenerentola Mogherini da oscura funzionaria di partito a ministro degli Esteri e poi Lady Pesc. Berlusconi no, lui preferì fare il principe azzurro indicando Emma Bonino e Mario Monti come commissari europei. Sappiamo quanta gratitudine gli abbiano riservato quei due miracolati.
Ma gli affari europei non interessano troppo l’ex Cavaliere. Che Renzi giochi in libertà le sue partite a Bruxelles, perché Berlusconi guarda soltanto alle faccende interne: decreto sblocca-Italia e soprattutto riforma della giustizia. Quindi la linea di galleggiamento di Forza Italia resta invariata: non sparare sul pianista, non disturbare il manovratore fiorentino, mostrare il volto rassicurante di un partito sì all’opposizione, ma «responsabile». Che Renzi abbia pure mano libera in Europa, salvo marcarlo stretto sulle faccende di casa nostra.
Ad Arcore, dunque, a parte la fortunata capatina a San Siro (era un anno e mezzo che Berlusconi non metteva piede nello stadio di Milano e i rossoneri hanno vinto), il tempo passa nello studio del nuovo dossier economico. Giovanni Toti ha immediatamente assicurato Renzi: non faremo ostruzionismo.
Il patto del Nazareno regge anche con la Mogherini a Bruxelles: i nodi veri verranno al pettine quando approderanno in Parlamento i testi dei provvedimenti economici. Degli annunci di Renzi il Cavaliere si fida poco, come ormai molti italiani. È perplesso sulle misure alla camomilla, tuttavia tace in attesa di vedere le carte. E nel frattempo, niente attacchi personali al giovanotto toscano ghiotto di gelati.
Al Nazareno la questione chiave era la giustizia, e le priorità di Berlusconi non sono cambiate. L’asse con Renzi si gioca su quella riforma e sul nome che il Pd sosterrà come nuovo capo dello stato. Ma siccome le dimissioni di Napolitano sono ancora relativamente lontane (non se ne parlerà prima della prossima primavera), Berlusconi tiene il fiato sul collo di Renzi in materia di giustizia. Anche perché il senza-quid Alfano, capito il gioco di sponda tra il premier e l’ex Cavaliere, sta cercando di infilarsi nella partita. È lui ora a porre una serie di paletti a Renzi. Perciò il Cavaliere si mantiene guardingo anche per valutare le mosse di Alfano. Che fa il Ncd? Condiziona Renzi per sottrarre spazio politico a Berlusconi, o invece punta a indebolire il premier per avviare la ricomposizione del centrodestra? In attesa di sviluppi, Berlusconi è seduto sulla sponda del Seveso aspettando che passi il cadavere del nemico. Resta da capire quale dei due.