Adesso i giochi di parole si sprecano. Pd e Ncd: dalle unioni civili al divorzio breve. Oppure: dalle coppie di fatto all’alleanza disfatta. Divorzio all’alfaniana. Lo strappo tra Nuovo centrodestra e Pd sulla nuova proposta di legge per l’introduzione delle unioni civili nell’ordinamento italiano è una lacerazione che pesa sulla maggioranza di governo. Ma in realtà grava più sul partito di Alfano, Lupi e Schifani piuttosto che sul Pd. Lo si vede dalle parole sprezzanti con cui il ministro Maria Elena Boschi ha liquidato i centristi. «Questa legge si deve fare» ha detto la titolare delle Riforme. E ha aggiunto: «Per il Pd quello delle unioni civili è un tema irrinunciabile. Se Ncd non darà il suo appoggio faremo accordi, alleanze con altre forze per portare a casa la legge».



È un ceffone per Alfano e i suoi, trattati come carne da macello, utile per certe battaglie (come le riforme istituzionali e la legge di stabilità) e inutile per altre. Matteo Renzi non ha mai negato di apprezzare le maggioranze variabili: ok al Patto del Nazareno finché fa comodo; concessioni alla minoranza Pd salvo minacciare di scaricarla con l’imbarco dei verdiniani. Ora è giunto il momento di Alfano, è lui ad assaggiare la spregiudicatezza del premier e della sua corte che cinicamente non guarda in faccia nessuno. Perché Renzi è pronto a far passare la nuova versione della legge Cirinnà con il sostegno di Verdini e di Grillo.



Alfano è sembrato avere uno scatto di orgoglio: «Anche noi siamo pronti a ogni alleanza in Parlamento e al ricorso al voto segreto, pur di bloccare le adozioni da parte delle coppie gay e difendere il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma, pur di impedire il ricorso all’utero in affitto che vogliamo diventi reato universale, cioè reato anche se effettuato all’estero».

Posizione apprezzabile. Ma che significa dire che il Ncd è «pronto a ogni alleanza in Parlamento» pur di contrastare la legge? Farà cadere il governo? Un drappello di centristi guidati da Gaetano Quagliariello ha posto la questione da giorni ed è pronto a uscire dal partito e votare contro Renzi. Ma c’è voluto il graffio della Boschi per risvegliare Alfano.



Ora i nodi non sciolti del rapporto Pd-Ncd vengono al pettine. Alfano difende il matrimonio tradizionale. Si scuote davanti alla prospettiva di essere messo nell’angolo dell’irrilevanza. Ma Renzi non ha mai nascosto di voler approvare le unioni civili: dov’è stato Alfano fino adesso? Ha sempre fatto ammuina, sicuro che nel calendario parlamentare al momento opportuno sarebbe saltato fuori qualcosa che avrebbe impedito di discutere il ddl Cirinnà. Questo tirare a campare di Alfano ha trasformato il partito da partner di governo a ruota di scorta, ora nemmeno più utile. 

Infatti, mentre il Ncd traccheggiava, Renzi accelerava con provvedimenti di stampo centrista: riforma del lavoro, gli 80 euro, taglio delle tasse su prime case e imprese, innalzamento della soglia del contante, politiche in deficit. Alfano e i suoi hanno tentato di fare passare questi provvedimenti come vittorie loro; in realtà è tutta farina del sacco renziano. È il Pd il vero partito di centro. Al Ncd è rimasta una sola bandiera, quella dei temi etici, forse sperando di accattivarsi l’appoggio della Chiesa in una fase in cui Vaticano e Cei mantengono le distanze dalla politica.

Così, un bel mattino Alfano apre gli occhi e scopre di essere diventato prima subalterno e poi superfluo. Per dimostrare di avere gli attributi, non gli resta che affondare il governo. Formigoni e Sacconi agitano lo spettro di un Vietnam parlamentare. Ne saranno davvero capaci?

Il rovescio della medaglia è che il voto sulla Cirinnà diventa anche il metro con cui Lega e Forza Italia valuteranno se allearsi con il Ncd alle elezioni di primavera. Se Ncd alla fine dovesse piegarsi al Pd, Salvini avrà un ulteriore argomento per dire «no» a un’alleanza con i centristi. Se terrà duro sarà un gancio verso gli ex alleati. Ma anche se tornasse a destra, il Ncd conterà ancora qualcosa o la credibilità residua verrà ulteriormente intaccata?