Ci vorrebbe un Eugène Ionesco, un mago del teatro dell’assurdo, per raccontare ciò che sta accadendo nel teatrino del centrodestra travolto da un’ondata di follia. Quelle del 31 maggio sono elezioni decisive per la coalizione che un tempo obbediva a Silvio Berlusconi, oggi ridotta dai sondaggi al 10-12 per cento. Un calo a percentuali da una cifra equivarrebbe alla bancarotta. Ma i litigi, le indecisioni, gli errori strategici portano a dare ragione a ciò che ha dichiarato ieri Raffaele Fitto: un “cupio dissolvi” pervade Forza Italia, una voglia di autodistruzione. Una “tabula rasa” per ripartire da zero, forse. O forse, fare terra bruciata alle spalle perché nessuno possa impedire la fuga.

Quello che in queste ore sta accadendo in Puglia è l’emblema del caos che regna tra gli azzurri. È pugliese il principale antagonista interno di Silvio Berlusconi, eletto eurodeputato l’anno scorso con una valanga di preferenze: Raffaele Fitto lanciò una sfida tremenda al Cavaliere, dimostrò che era capace di raccogliere voti suoi. Fenomeno raro in Forza Italia, dove quasi tutti i parlamentari senza il traino di Berlusconi non sarebbero mai stati eletti.

Da mesi e mesi Fitto fa opposizione al leader senza però il coraggio di rompere del tutto. In vista delle regionali, Berlusconi ha commissariato il partito in Puglia per imporre la propria linea e i propri uomini. Il commissario Luigi Vitali ha proposto come candidato governatore Francesco Schittulli, che Fitto ha accolto come fumo negli occhi.

Schittulli ha preso con sé anche Ncd e Fratelli d’Italia. L’impresa più ardua era ricucire con Fitto. La ricucitura è avvenuta a prezzo di imbarcare nelle liste un certo numero di candidati legati all’eurodeputato. A quel punto è stato Berlusconi a innervosirsi, tradito dal suo uomo. Rottura con Schittulli, e soprattutto con Fitto.

Gli strateghi azzurri hanno convinto il leader a lanciare Adriana Poli Bortone, ex ministro e per 10 anni sindaco di Lecce. Peccato che la senatrice non sia militante azzurra, ma di Fratelli d’Italia. E Giorgia Meloni, già d’accordo su Schittulli, non ha affatto gradito che il Cavaliere venisse a ficcare il naso in casa sua. Ma nemmeno Poli Bortone ha fatto i salti di gioia: una candidatura non unitaria — anzi fonte di ulteriori divisioni — sarebbe un disastro. Perfino la Lega Nord, che non ha certo una roccaforte in Puglia, si sente in diritto di alzare la voce con Berlusconi. Matteo Salvini presenterà una lista con il suo nome (e pare senza il simbolo del Carroccio), ma per accordarsi con Forza Italia vuole una “condivisione” sul nome del possibile governatore, che non dev’essere una persona “con una storia troppo lunga alle spalle”. Quindi veto all’ex ministro che fu di An.

Insomma, è il caos totale. Berlusconi non sembra avere più né la lucidità necessaria per gestire una fase così complicata né quelle trovate di un tempo che sparigliavano le carte riuscendo a mettere tutti d’accordo. Ora in Puglia è bruciata anche la Poli Bortone. Ma il peggio è che ormai Forza Italia non riuscirà a togliersi il marchio di un movimento preoccupato solo di giochi di potere, prima nel braccio di ferro con Matteo Renzi sulle riforme, poi inconcludente in vista delle regionali, costretto a rincorrere ora Fitto, ora Salvini, ora la Meloni. A parlare di tasse e lavoro è rimasto soltanto Renato Brunetta, e anch’egli è più pronto a dar contro il governo che a far conoscere le ricette del centrodestra, ancora non pervenute. Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao (soprattutto se azzurro). E aggiungeva: perciò la situazione è favorevole. Sì, favorevole a Renzi.