Nonostante i suoi colonnelli cerchino di mascherare il dato, Matteo Renzi ha subito la prima vera battuta d’arresto da quando ha preso il Pd e il governo. E anche dove vince nettamente, come in Toscana, il premier deve fronteggiare un crollo dell’affluenza che sfiora il 20 per cento, segnale di sfiducia pesante. I candidati che vincono non sono catalogabili come «renziani»: non lo è Michele Emiliano in Puglia mentre Vincenzo De Luca in Campania non è certo un volto nuovo ma un politico navigato alle cui spalle si trovano sostegni come quello di Ciriaco De Mita. Anche il toscano Rossi è più vicino alla «ditta» bersaniana che al giglio magico.

Parallelamente si assiste al crollo delle tre candidate più vicine al segretario, tre donne che dovevano essere garanzia di parità di genere mentre si sono rivelate (Moretti e Paita) certezza di sconfitta. Il caso più clamoroso è quello di Alessandra Moretti che in Veneto non ha raggiunto il 25 per cento, doppiata da Luca Zaia. È vero che nessuno credeva che l’ex eurodeputata ce l’avrebbe fatta, tuttavia un distacco così abissale era del tutto imprevedibile.

Lella Paita in Liguria e Catiuscia Marini in Umbria dovevano ereditare senza troppi patemi regioni già in mano al Pd. In Liguria non è andata così e Giovanni Toti strappa la poltrona di governatore; la Marini esce vincente di poco, dopo un lungo testa a testa. Il conteggio finale riflette quel 5-2 che Renzi considerava un buon risultato, ma a quale prezzo?

Il tracollo del premier-segretario è confermato da un altro elemento. In molte regioni il Pd è il secondo partito dietro i 5 Stelle. Vero che molti suffragi democratici si sono persi nei rivoli delle liste civiche presentate da molti candidati, tuttavia il dato lascia interdetti: il partito di Renzi sembra non allontanarsi troppo dal 25 per cento tallonato dai grillini. In certe zone è addirittura più basso che ai vecchi tempi di Bersani.

L’unico motivo che può consolare Renzi è che non ha avuto effetto la polemica sugli impresentabili, come dimostra il successo di De Luca in Campania, vincitore nonostante i rischi di ineleggibilità e successivo caos. Se la sinistra Pd intendeva destabilizzare il segretario, l’operazione di Sergio Cofferati in Liguria si è dimostrata ben più efficace della mossa di Rosi Bindi all’Antimafia: una lista di candidati alternativi vale assai più di una lista di presunti ineleggibili che attizza i giornali ma non gli elettori.

Sorprende il risultato dei 5 Stelle che si confermano il secondo partito in una competizione amministrativa dove i grillini non avevano mai brillato e senza che il loro leader si sia speso troppo in campagna elettorale condotta sotto tono. 

Il M5S è in parecchie località il primo partito (ad esempio in Puglia e Campania), e proseguendo nella politica di non allearsi con nessuno si consolida come vero antagonista del blocco che ruota attorno al Pd soprattutto in vista di un eventuale ballottaggio alle elezioni politiche nazionali. Un successo che non è più legato al leader istrione ma a un crescente radicamento popolare e all’efficacia del triumvirato di parlamentari che sta prendendo in mano il movimento.

Nel centrodestra la conferma del buon momento della Lega di Matteo Salvini è scontata, ma con qualche campanello d’allarme come in Veneto, dove il primo partito è la lista Zaia, gente che ha scelto la persona del governatore senza sposare la linea lepenista del Carroccio. D’altra parte, quasi dappertutto la Lega ha superato Forza Italia e questo aprirà scenari inediti nella guerra di successione a Silvio Berlusconi. Il quale ha dimostrato ancora una forte vitalità perché la sua presenza assidua in Liguria (anche ieri si è fatto fotografare nello Spezzino con Toti e relative signore) ha trascinato il suo consigliere politico verso un risultato clamoroso. Tuttavia anche in Liguria la Lega ha più voti degli azzurri. Carroccio e Forza Italia uniti possono ancora vincere: questa unità però è lontana. Le divisioni hanno punito gli azzurri in Toscana e Puglia, e il Pd in Liguria, mentre non hanno intaccato la forza della Lega in Veneto.