Le slide. Quando sente di essersi infilato in un vicolo cieco, in una strada senza uscita e senza reale possibilità di effettuare un’inversione a U, Matteo Renzi sfodera le slide. Sono la sua coperta di Linus, le proietta sui maxischermi e si sente rassicurato, più convinto di riuscire a convincere; ma rappresentano anche la cartina al tornasole delle difficoltà in cui il premier si dibatte, dell’incapacità di farsi capire come vorrebbe. Dove non arrivano le parole e le “narrazioni” subentrano le slide, le supplenti del presidente del Consiglio.
Ieri nelle tappe meridionali del tour per il Sì al referendum costituzionale, Renzi ha proiettato l’ultima delle sue diapositive magiche. Si vedono Brunetta, D’Alema, De Mita, Zagrebelsky, Monti, Dini e un Grillo urlante (gli altri hanno la faccia triste e la bocca cucita), accompagnati da fumetti con alcuni degli argomenti a favore del No. È l'”accozzaglia” che si sta coagulando contro di lui, e che lui mette alla berlina. “In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Senza una proposta alternativa. Ma vi rendete conto che ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme… Ci è riuscito un gioco di coppie fantastico, abbiamo messo insieme Berlusconi e Travaglio, si amavano a loro insaputa. D’Alema e Grillo: uno che sostiene la politica e uno l’antipolitica. Vendola e La Russa. È bellissimo. Siamo meglio di Maria De Filippi”.
Non male come argomento per uno che il gioco delle coppie lo pratica con Alfano e Verdini. Le pastoie da cui Renzi non riesce a liberarsi sono tutte raffigurate dai temi della campagna per il Sì, sempre più puntati a delegittimare il No piuttosto che promuovere le proprie ragioni. Infatti il premier-segretario ha ancora insistito ad attaccare il fronte opposto: “Chi dice No non lo dice nel merito. Lo fa perché, anche per colpa mia, l’abbiamo buttata in politica, o perché dicono No a tutto… I sondaggi danno in testa il No? Se fossi scaramantico direi meno male”.
E poi Renzi ha annunciato battaglie giudiziarie contro l’esposto presentato dal fronte del No all’Autorità per le comunicazioni, che ha ravvisato una “vistosa violazione delle leggi” sulla par condicio in campagna elettorale a favore del Sì. Grande baruffa di numeri e percentuali da una parte e dall’altra, di minutaggi e grafici, mentre i 5 Stelle chiedono addirittura l’intervento ai seggi degli osservatori dell’Osce.
Il fatto è che Renzi non riesce a uscire dallo stereotipo di un altro format televisivo: non il “gioco delle coppie”, ma l'”uno contro tutti”. Nonostante ripeta di essere pentito dell’errore, il premier insiste a personalizzare lo scontro, a polarizzare l’elettorato.
D’altra parte sulla scheda del 4 dicembre non ci saranno molte scelte possibili, o Sì o No, o bianco o nero; l’alternativa è secca e Renzi non vede altra strada che replicarla nel dibattito pubblico. E bisogna dire che in questa lunga campagna elettorale non ha trovato molti compagni di strada: ha arruolato i fedelissimi del governo e pochi altri disposti a schierarsi.
Viceversa il fronte del No ha ingrossato via via le proprie file. Magari sarà soltanto un effetto dell’esposizione mediatica controriformista che forse non sulla Rai, ma sicuramente sui social network è preponderante. Un'”accozzaglia” secondo Renzi. Forse però potrebbe essere l’avvisaglia di qualcosa di realmente nuovo nel nostro panorama politico, un’entità che potrebbe crescere se trovasse qualcuno in grado di federarla e rappresentarne le ragioni al Paese.